tag:blogger.com,1999:blog-45714748782627122832024-03-14T01:52:36.519-07:00Marteau - Enclume - EtrierAlla riscoperta dei suoni perduti.
Alla scoperta dei suoni mai percepiti.MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.comBlogger105125tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-68982222562275504192018-12-10T23:18:00.000-08:002018-12-13T00:02:18.013-08:00Recensione: Le sordità, di G.Gitti (Omega Edizioni, 2018)<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="Le sordità . Passato, presente e futuro" src="https://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/xl/278/9232278.jpg" /></div>
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<br />
<span style="font-size: large;">Le sordità – Passato, Presente, Futuro.</span><br />
<span style="font-size: large;">Giuseppe Gitti, Omega Edizioni, anno 2018.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">E’ sempre una impresa impegnativa recensire un volume di Giuseppe Gitti. Quando si parla di Gitti, infatti, si comincia inevitabilmente citando luoghi e ambienti a lui familiari che hanno costituito il suo <i>humus </i>culturale, Don Milani, la Scuola di Barbiana, i ragazzi, il motto “<i>I Care</i>”, eccetera…. Ma per una volta, si vorrebbe soprassedere a tutto ciò, e mettere in risalto un altro fatto: e cioè che Giuseppe Gitti ha cominciato ad accostarsi alle problematiche della sordità nel 1959, e quindi può vantare ormai 60 anni di esperienza “sul campo”. Sessanta anni è una cifra quasi irreale, un <i>trait d’union</i> tra due secoli, e non solo in senso letterale, quanto metaforico. Sessanta anni di esperienza in campo di sordità significa essere stati testimoni di tutto quanto accaduto, cominciando dai vecchi (e, diciamolo, per l’epoca “benemeriti”) Istituti per sordomuti, all’arrivo degli apparecchi acustici moderni, prima analogici e poi digitali, la progressiva chiusura delle scuole speciali, l’integrazione scolastica, la ri-scoperta della “lingua dei segni” (o “linguaggio mimico gestuale”: sarebbe ora di mettersi d’accordo finanche sulla terminologia), l’impianto cocleare, i Sordi e cultura Sorda (con la “S” maiuscola), l’integrazione in condizioni di parità, i successi e gli insuccessi, e -in ultima analisi- il grande caos che è derivato da tutte queste innovazioni e rivoluzioni tecnologiche, culturali, antropologiche, sociologiche….e purtroppo anche economiche e sovente contrassegnate da interessi di parte.</span><br />
<span style="font-size: large;">Apparentemente il volume è tutto questo: una sorta di “enciclopedia ragionata” della sordità suddivisa in capitoli (tipi di sordità, modelli linguistici, abilitazione, criticità, metodi, eccetera), ma osservando attentamente niente riassume meglio il contenuto del volume quanto l’immagine di copertina, la Torre di Babele, insieme al titolo del volume: “le Sordità”, declinato al plurale. Laddove “la sordità” è solitamente sempre declinata al singolare, Giuseppe Gitti non rinuncia alla sua verve polemica, e mette il dito nella piaga fin dal titolo, additando quello che è il vero problema della sordità attuale: la confusione e la poca chiarezza nella definizione, nella terminologia, nella riabilitazione, negli aspetti sociologici e legislativi. L’insieme di tutti questi aspetti contraddittori dà luogo infatti a una “Babele”, ottima per alcuni, ma pessima per i diretti interessati, cioè le persone sorde. </span><br />
<span style="font-size: large;">Ed è proprio questo il fulcro delle osservazioni di Gitti: “la sordità” (singolare) è una condizione per la quale è possibile fare molto, ma giocando su “le sordità” (plurale) si è fatto in modo che i problemi non venissero mai realmente affrontati né risolti. Molti attori in gioco, sembra dire Gitti, non hanno cercato di risolvere il “problema sordità”, bensì al contrario hanno cercato di sfruttare i diversi significati attribuibili al termine “sordità” (e le sue diverse connotazioni), per i più disparati motivi.</span><br />
<span style="font-size: large;">Il libro di Gitti può pertanto essere esaminato secondo due chiavi di lettura: il primo è un excursus completo della sordità e di tutte le novità che si sono succedute nel corso degli ultimi sessanta anni, fino alla situazione attuale (teorie cognitiviste, Gestalt, Embodied Cognition, Neocostruttivismo; protesi acustica analogica, digitale, impianto cocleare; metodi educativi, AVT, Logogenia, Approcci comportamentali, Prompt).</span><br />
<span style="font-size: large;">La seconda chiave di lettura, più sottile, ed evidenziabile dalla smisurata quantità di citazioni presenti, è invece tesa a sottolineare l’enorme confusione che si è creata sul palcoscenico della sordità a causa dei tanti attori che periodicamente si sono susseguiti per recitare la propria parte -in modalità autoreferenziale- ognuno senza tener conto dell’altro: con il risultato di una cacofonia concettuale, metodica, ed operativa, che ha come principale risultato, appunto…la torre di Babele delle sordità.</span><br />
<span style="font-size: large;">E il risultato di tutto ciò, inevitabilmente, va sempre a detrimento delle persone sorde. A questo punto, sembra volersi chiedere Gitti, siamo sicuri che tutti coloro che <i>si occupano di sordità</i> abbiano davvero a cuore davvero le persone sorde? La persona sorda viene davvero messa al primo posto? O non è forse che essa diviene un mero strumento per interessi altrui?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Dal momento che la perfezione non esiste, cosa si può rimproverare a questo volume? Probabilmente il fatto di essere indirizzato a un pubblico di lettori “esperti” del settore. Il testo è infatti complesso, pieno di citazioni (forse anche troppe, ma sono funzionali al messaggio sotteso) e viene data per scontata una certa conoscenza dei temi trattati. In ciò si discosta molto dai volumi precedenti dello stesso autore, più colloquiali e diretti. </span><br />
<span style="font-size: large;">Giuseppe Gitti ha ripetuto più volte che questa è la sua ultima opera, ma se il tono, lo spessore e la combattività del personaggio rimangono gli stessi, c’è da augurarsi che questo volume sia… il penultimo. </span><br />
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<br /></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-19099370487210537052014-04-01T04:00:00.000-07:002014-04-01T04:00:13.149-07:00Quanto riuscite a "sentire"?<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img height="300" src="http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2012/10/Concentrazione4.jpg" width="400" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><i>(un test pratico per "misurare la capacità" del vostro orecchio/ apparecchio acustico / impianto cocleare)</i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Siete sempre alla ricerca di un test o una prova che vi dia indicazione del "<i>quanto riuscite a sentire</i>", che sia riproducibile e possa servire come punto di riferimento per misurare i vostri progressi? </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><u>Ecco qui una serie di test davvero splendidi.</u></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Ci sono due tipi di test: </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">1- la misura delle differenze in decibel ("<i>ti faccio sentire due suoni: il secondo è più forte o più debole del primo, oppure sono due suoni identici?"</i>)</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">2- la misura delle differenze di frequenza (<i>"ti faccio sentire due suoni: il secondo suono è più acuto o più grave del primo? oppure sono due suoni identici?"</i>)</span></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><u><br /></u></span></div>
<div style="text-align: center;">
<img height="269" src="http://www.benesserevillage.it/public/images/concentrazione.jpg" width="400" /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><u><br /></u></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Per ciascun test potete fare una prova preliminare per vedere come funzionerà il test, e infine sarete sottoposti a una prova di 10 tentativi al termine dei quali sarete giudicati.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><u>Tenete conto che una persona "normale" riesce a sentire le differenze +/- 3 decibels, e la differenza di 20 cent di frequenza (ovvero 1/5 di semitono).</u> E' ovvio che una persona con problemi di udito non sentirà come una persona normale, ed è indicativo sapere <i>"fino a che punto riesce ad arrivare"</i>. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Potete usare sia le casse acustiche che le cuffie.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Ecco la procedura passo-passo :</span></div>
<div style="text-align: left;">
(per il test dell'intensità in decibels)</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">inizialmente dovete scegliere la differenza di decibels tra i due suoni che ascolterete (6 decibels, oppure 3, oppure 2, 1, 0.5, o anche meno...) facendo clic sull'intensità desiderata (vedi foto 1)</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis0df-JmX8SjIhLzASlclUuuX3NQzsaY8u5vQ2E4sxA662cBMsHJ2kaL4rpIkVwhwmsssAewcr4deWGKfHN5Uq_tuUUWIlJ5ZpB0ETpMOIHJBI68i6ZWM9rz1xMwRtzRUkNk4IZSrZFl4/s1600/foto2013+001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis0df-JmX8SjIhLzASlclUuuX3NQzsaY8u5vQ2E4sxA662cBMsHJ2kaL4rpIkVwhwmsssAewcr4deWGKfHN5Uq_tuUUWIlJ5ZpB0ETpMOIHJBI68i6ZWM9rz1xMwRtzRUkNk4IZSrZFl4/s1600/foto2013+001.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">FOTO 1</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Successivamente fate una prova di ascolto per vedere come funzionerà il test: facendo clic su ciascuno dei tre quadratini (vedi foto 2) sentirete i due suoni uno dopo l'altro: nel primo caso, il secondo suono diventa più forte; nel secondo caso il suono diventa più debole, nel terzo caso il suono rimane uguale.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAqgMF7nd5_lKSryrJXChVKmJQunIjZjSRSKugarQbB-hAOo4l3vFnINdEsXaODzR5osuGoBil3zrhLS4KfNV9jCUvnG2C3cxUTBgJzQTemzBAv4qBJIf7KOa7rdXsh2jObbglwSpCZk/s1600/foto2013+002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAqgMF7nd5_lKSryrJXChVKmJQunIjZjSRSKugarQbB-hAOo4l3vFnINdEsXaODzR5osuGoBil3zrhLS4KfNV9jCUvnG2C3cxUTBgJzQTemzBAv4qBJIf7KOa7rdXsh2jObbglwSpCZk/s1600/foto2013+002.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">FOTO 2</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Adesso sitete pronti per fare il test: fate clic sui dieci quadratini, ascoltate, e date la vostra risposta: suono più forte, più debole oppure uguale? (foto 3). Volendo, potete riascoltare più volte e cambiare idea. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Al termine premete "submit" e vedete il vostro risultato, espresso in decimi : 10/10 significa che avete azzeccato tutte le risposte giuste . Complimenti! </span></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJVS93w7cAoy4dDl0MWtFOxU8bA7il9ruwVw4SU30ZVc_Cir6WEM44URvVPOYxGf2yVg5s0v4ipLOve2W9TC7DpMJWtddnvHXfZufjAwUMQNmZd2bJSftn0k_WJ37TlDpEbaTydIOTGnY/s1600/foto2013+003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJVS93w7cAoy4dDl0MWtFOxU8bA7il9ruwVw4SU30ZVc_Cir6WEM44URvVPOYxGf2yVg5s0v4ipLOve2W9TC7DpMJWtddnvHXfZufjAwUMQNmZd2bJSftn0k_WJ37TlDpEbaTydIOTGnY/s1600/foto2013+003.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto 3</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;">Non demoralizzatevi se i primi test sono "tremendi" , piuttosto, usateli come punto di riferimento per i vostri miglioramenti successivi. </span><br />
<span style="font-size: large;">quando sarete arrivati 10 risposte giuste per le differenze di 6 decibels, provate a passare all'esercizio più difficile: riuscire a sentire le differenze di soli 3 decibels. </span><br />
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Il test dell'intensità (decibels) lo trovate </span><span style="font-size: x-large;"><b><a href="http://www.audiocheck.net/blindtests_level.php?lvl=6">QUI</a></b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Il test delle frequenze ( cents ) lo trovate </span><span style="font-size: x-large;"><b><a href="http://www.audiocheck.net/blindtests_pitch.php?cent=50">QUI</a></b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Buon divertimento e ricordate: con l'esercizio ...si migliora!</span></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-37063756583379109052014-03-17T08:53:00.000-07:002014-03-17T08:53:00.217-07:00Sicuri di sentirci bene?<br />
<div style="text-align: center;">
<img height="289" src="http://www.telefonocellulare.it/files/2010/10/Uomo-al-telefono-300x217.jpg" width="400" /></div>
<br />
<span style="font-size: large;">Siete sicuri di sentirci davvero bene? Fate questo semplice esperimento.</span><br />
<span style="font-size: large;">Sollevate la cornetta del telefono di casa, senza comporre alcun numero e accostatelo all'orecchio A. Con una mano, copritevi l'orecchio B. Adesso ascoltate attentamente il tu-tu-tu del segnale "libero".</span><br />
<span style="font-size: large;">Adesso, abbassate il telefono e risollevatelo, stavolta accostandolo la cornetta all'orecchio B e tenendo chiuso con la mano l'orecchio A.</span><br />
<span style="font-size: large;">Ascoltate attentamente il segnale di "libero".</span><br />
<span style="font-size: large;">Ora valutate sinceramente : avete sentito ESATTAMENTE lo stesso suono di tu-tu-tu da tutte e due le orecchie? Oppure vi sembravano suoni diversi, di cui uno più attenuato dell'altro, oppure più morbido, o più metallico, inesistente, ovattato, fastidioso?:</span><br />
<span style="font-size: large;">Sorpresa!</span><br />
<span style="font-size: large;">La maggior parte delle persone NON sente i suoni esattamente allo stesso modo da ambedue le orecchie. Ha l'impressione di sentirci meglio da una parte piuttosto che da un'altra. Le persone che "ci sentono uguale" sia da una parte che dall'altra sono una minoranza. In particolar modo quasi tutte le persone adulte hanno un udito più o meno "impaired". Mentre le persone giovani hanno buone possibilità di sentirci in maniera identica a destra e a sinistra, le persone adulte che arrivano a tanto sono rare.</span><br />
<span style="font-size: large;">E questo vi fa capire un pò di cose. </span><br />
<span style="font-size: large;">Primo, come funzioni bene il meccanismo di compensazione. l'orecchio migliore "compensa" (entro certi limiti) il peggiore, e capita talvolta che la persona non sappia nemmeno di sentirci fortemente di meno da un orecchio piuttosto che dall'altro. Lo scopre solo facendo questo "giochino".</span><br />
<span style="font-size: large;">Secondo, vi fa capire quanto sia fragile l'udito, cosa che molte persone nemmeno sospettano. </span><br />
<span style="font-size: large;">Terzo, vi mette in guardia. Se vi accorgete di sentirci in maniera notevolmente differente a destra o a sinistra, forse è il caso di cominciare a preoccuparsi. </span><br />
<span style="font-size: large;">Perchè questo giochetto è <i>spietato</i>? Perchè, nella sua semplicità, vi impedisce di arrampicarvi sugli specchi e cercare scuse: o ci sentite ugualmente bene, oppure da un orecchio <i>non ci sentite</i>.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">E infine, vi fa capire quanto l'udito sia un bene prezioso e da tenere a cuore.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<i>(questo esperimento descritto è quello utilizzato dai professionisti -cantanti, musicisti- per avere sotto controllo in maniera semplice e immediata la propria "capacità" di sentire i suoni. L'esperimento è stato fatto casualmente durante una serata a casa di amici, e le persone che hanno riferito di sentirci ugualmente bene, a destra e a sinistra sono state due su sette.)</i><br />
<div>
<br /></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-46585148479258263502014-01-30T05:55:00.000-08:002014-01-30T05:55:07.444-08:00Perchè le persone sorde non riescono a cantare?<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVX6IVAN89y3IyL_tC5xrs2qh8ipD827Xl9Os4ItJkhlT3iXP043skCYQaibdPhQhiHmMrPvuZHqMoyF6gKqwqKoCBXaZiOB9_z1m-9IHL6jS0tH1DYa9N5XroH7dTnOqyYx7RN2fUGYM/s1600/musica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVX6IVAN89y3IyL_tC5xrs2qh8ipD827Xl9Os4ItJkhlT3iXP043skCYQaibdPhQhiHmMrPvuZHqMoyF6gKqwqKoCBXaZiOB9_z1m-9IHL6jS0tH1DYa9N5XroH7dTnOqyYx7RN2fUGYM/s1600/musica.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché la maggior parte delle persone sorde non riescono a cantare, o almeno ad
essere ben intonate?</div>
<div class="MsoNormal">
La risposta classica è “perché non ci sentono” (e quindi non
possono seguire il ritmo e la melodia). Niente da obiettare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma la questione diventa più sottile: consideriamo le persone
adulte che hanno fatto l’impianto cocleare dopo aver passato molti anni di
sordità profonda, ovvero nel “mondo del silenzio” (espressione vaga ma che
rende l’idea), ebbene, come mai la stragrande maggioranza di queste persone non
riesce a cantare correttamente una canzone, dopo averla ascoltata? </div>
<div class="MsoNormal">
Almeno in teoria, con l’impianto cocleare, essi
dovrebbero essere in grado di sentire la musica, le parole, il ritmo, e quindi saper cantare. </div>
<div class="MsoNormal">
E
invece no. Provate a chiedere a queste persone sorde di cantare, e sentirete
che sono assai stonate. E magari appena pochi minuti prima hanno dimostrato di
saper seguire una conversazione al telefono, ascoltare un dibattito in TV,
ascoltare il telegiornale alla radio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Alcuni dicono: questi sordi adulti non sanno cantare -anche
se apparentemente ci sentono- perché non si sono mai<i> allenati a cantare</i>. E
probabilmente hanno ragione. Ma il discorso è assai più complesso.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Che cosa significa “<i>saper cantare</i>” per una persona sorda? </div>
<div class="MsoNormal">
L’osservazione di queste persone sorde adulte -con impianto
cocleare- presenta riscontri molto, molto interessanti, che possono aiutare a
capire meglio il problema.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjLB9gGRpswu9H9mNMxo-_wZOd-MCRFa0fhqbVhXc1BPHtNUgGiuIemY2_hdd3zCDC8fT_13yaHcdijlJW3aPrcwFwTUGaC4dq8VIJF8nH5Z6zAQGgSMqCp0j9Gtvgfnx0cr4mkt6jiQ4/s1600/musica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjLB9gGRpswu9H9mNMxo-_wZOd-MCRFa0fhqbVhXc1BPHtNUgGiuIemY2_hdd3zCDC8fT_13yaHcdijlJW3aPrcwFwTUGaC4dq8VIJF8nH5Z6zAQGgSMqCp0j9Gtvgfnx0cr4mkt6jiQ4/s1600/musica.jpg" height="218" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Fate questo semplicissimo esperimento: prendete alcune
persone normoudenti, davanti a una tastiera di pianoforte, e fate loro
ascoltare una nota musicale qualsiasi, fatta a voce. Consideriamo un caso
semplicissimo, basta esclamare “AAAAAAA....” ad alta voce. Adesso chiedete a queste
persone di “cercare la nota” sul pianoforte. Che cosa farà la maggioranza di
queste persone normoudenti, che magari non ha troppa preparazione musicale
specifica? Comincerà a schiacciare i tasti del pianoforte in sequenza uno dopo
l’altro, e alla fine dopo vari tentativi, magari facendo ripetere il vocalizzo
per avere certezza, dirà: “Ecco! la nota era questa”. </div>
<div class="MsoNormal">
Adesso prendete una persona sorda adulta con impianto cocleare,
e con un lungo passato di sordità alle spalle, e fategli fare lo stesso
esercizio. </div>
<div class="MsoNormal">
Colpo di scena: nella stragrande maggioranza dei casi NON
sarà capace di trovare la nota sulla tastiera del pianoforte. Eppure l’ha
sentita! Come è possibile?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per capire cosa è successo, facciamo un passo indietro. Quel
suono appena ascoltato (“<i>AAAAAA…</i>”) era un insieme di tre elementi, che si
presentano tutti e tre insieme. </div>
<div class="MsoNormal">
1) <u>L’intensità</u>, ovvero il volume.</div>
<div class="MsoNormal">
2) Il <u>timbro</u>, ovvero il “proprietario” della voce
(per esempio, Mario è diverso da Maria) o del suono che esce fuori dallo
strumento musicale (ovvero il suono “tipico del pianoforte”, che è diverso dal
suono “tipico della tromba”).</div>
<div class="MsoNormal">
3) E infine la <u>frequenza</u> o “altezza” (il suono è “più
acuto” oppure “più grave”)</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ebbene, le persone normoudenti riescono a essere consapevoli
di queste tre caratteristiche concomitanti.</div>
<div class="MsoNormal">
Le persone sorde invece, ed è molto singolare, sembra che NON
RIESCANO a “afferrarle” tutte e tre insieme. Ne afferrano una, magari due, <i>ma non tutte e tre</i>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Una persona sorda con l’impianto cocleare riuscirà a dire se
il suono ha un volume maggiore o minore di un altro; riuscirà anche a dire se
una frequenza è più acuta o più grave;
riuscirà persino a dire “quella era una chitarra, mentre quell’altra era
una tromba”.</div>
<div class="MsoNormal">
Insomma, se consideriamo la <u>singola</u> caratteristica
del suono (volume -timbro -frequenza), la persona sorda più o meno “se la
cava”.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando si cerca di prendere le caratteristiche dei suoni
a <u>due per volta</u>, il compito diventa più complicato. </div>
<div class="MsoNormal">
Vogliamo provarci? </div>
<div class="MsoNormal">
Dopo un po’ di pratica e di tentativi, la persona sorda forse arriverà a dire “quello era il suono di un pianoforte, ed era più tenue di
quell’altro suono, che era prodotto da una tromba” (siamo riusciti ad azzeccare
contemporaneamente due delle tre caratteristiche: esattamente l’intensità/volume
e il timbro. Complimenti!) </div>
<div class="MsoNormal">
Ma forse dirà anche: “Quei due suoni mi sembravano ambedue di
pianoforte, ed erano il primo più acuto, mentre il secondo più grave” (abbiamo
riconosciuto il timbro del pianoforte e la frequenza)</div>
<div class="MsoNormal">
E forse ancora “quei due suoni erano probabilmente lo stesso tasto
di pianoforte, ma il primo era più forte, e l’altro più debole (abbiamo
riconosciuto timbro e intensità/volume ).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFB2fTMo7F92ynw6tYDmlSIERa8a8onxbYOX49S9To9bro6UXBezMzxO8smab7Vycf0kSeMhhvLgt3IA_3Bf9wn_68hgpfW9NFQ1QlD9VpJCPz9-IJdl_nZjqZL1u66MjsRGppckexxb0/s1600/musica.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFB2fTMo7F92ynw6tYDmlSIERa8a8onxbYOX49S9To9bro6UXBezMzxO8smab7Vycf0kSeMhhvLgt3IA_3Bf9wn_68hgpfW9NFQ1QlD9VpJCPz9-IJdl_nZjqZL1u66MjsRGppckexxb0/s1600/musica.gif" height="250" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma è quando si cerca di riconoscere <u>tutte e tre le
caratteristiche del suono contemporaneamente</u>, che il compito appare (quasi)
impossibile. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i>“Se ti faccio sentire il SOL del pianoforte, mi sai dire quando il SOL del pianoforte è uguale al SOL della voce?” </i></div>
<div class="MsoNormal">
La persona sorda a questo punto si guarda intorno smarrita.</div>
<div class="MsoNormal">
Potrebbe dirvi se la voce umana è più forte o più debole del
suono del pianoforte.</div>
<div class="MsoNormal">
Potrebbe dirvi quale dei due suoni è la voce, e quale il
pianoforte.</div>
<div class="MsoNormal">
Potrebbe dirvi persino –in maniera molto grossolana- quale
dei suoni sembrerebbe essere più acuto o più grave, tenuto conto che sono due
“strumenti musicali” differenti.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitya-8NQw7hliSAPOPlQdAdNcAy1jaWx5geC625XCoNt8G9YIhC52XK9DcC9oJrgRazQrkmFEopJm1YF0WQYOnq6dRbfvL76rHpy5xTiBGVmls8MI5-P4fIdH6WSMb4bffeH5gYFR47dg/s1600/musica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitya-8NQw7hliSAPOPlQdAdNcAy1jaWx5geC625XCoNt8G9YIhC52XK9DcC9oJrgRazQrkmFEopJm1YF0WQYOnq6dRbfvL76rHpy5xTiBGVmls8MI5-P4fIdH6WSMb4bffeH5gYFR47dg/s1600/musica.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma andare a riconoscere il SOL su voce e poi su strumento
musicale, bè, quello sembra un compito al di là della proprie possibilità. Un
compito del genere comporta il saper padroneggiare tutte e tre le
caratteristiche del suono.</div>
<div class="MsoNormal">
E la cosa è ancor più complicata dal fatto che nemmeno dopo
aver ascoltato a ripetizione uno dei due suoni sembra possibile riconoscere
l’altro. Dopo aver ascoltato il SOL del pianoforte, sembra impossibile “andare
a ritrovarlo” con la propria voce. E viceversa. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In altre parole: sembra che la persona sorda senta il suono
senza riuscire a slegarne i componenti tra di loro. Nel suo cervello, cioè, non
appaiono contemporaneamente i concetti di “volume”, “timbro” e “frequenza”</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ecco spiegato il possibile motivo del perchè la persona
sorda non riesce a cantare in maniera intonata: perché non riesce a
padroneggiare (e a “tradurre”) perfettamente tutte e tre -e allo stesso tempo- le caratteristiche del
suono.</div>
<div class="MsoNormal">
Se la persona sorda ascolta una melodia di pianoforte, non
riuscirà a riprodurla a voce in maniera corretta, dal momento non riesce a
impadronirsi e a “tradurre” <u>tutti e tre insieme</u> gli elementi del suono
(del pianoforte), negli equivalenti elementi “adattati” alla propria voce.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Non è un problema di "riconoscimento" dei singoli elementi: <i>è un problema di riconoscimento di tutti e tre gli elementi insieme.</i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggAUOq-X4zBh-C_a9pEnRQaKhMk9fv7LyQAXBO29i7HCi1ipUDEH2f_QpXJ0bzON7i99CUMky9M1kDka10TdWRivFMpEw6RX3fLpgxNzFObnZCT_4JnB8hw8XARDJlKO5isOFETy6xAaY/s1600/musica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggAUOq-X4zBh-C_a9pEnRQaKhMk9fv7LyQAXBO29i7HCi1ipUDEH2f_QpXJ0bzON7i99CUMky9M1kDka10TdWRivFMpEw6RX3fLpgxNzFObnZCT_4JnB8hw8XARDJlKO5isOFETy6xAaY/s1600/musica.jpg" height="220" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<i><br /></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma è possibile riuscirci? Qui per fortuna arriva una lieta
nota. Secondo i cantanti professionisti che ho interpellato, a meno di essere
in presenza di un vero e proprio disturbo neurologico, la risposta è: sì, è
possibile. </div>
<div class="MsoNormal">
Bisogna tener infatti presente che, come recita un motto ben
conosciuto nel mondo del canto, “<i>l’orecchio è un muscolo</i>”. E come tale, va
allenato. Una persona sorda adulta infatti non ha mai veramente “sentito”. Ha
una esperienza molto ridotta in fatto di “suoni”. E ancora più ridotta nel
fatto di “prestare attenzione a quello che si ascolta”. </div>
<div class="MsoNormal">
E come se non bastasse, comincia ad “ascoltare” in età già
adulta. Anche i bambini (normoudenti) cominciano da zero, ma cominciano ad
ascoltare fin dal primo momento, l’adulto (sordo con impianto cocleare)
comincia da zero ...quando ha già una certa età.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quale è l’elemento che ci è di conforto? E’ questo: il fatto
che la persona sorda adulta con impianto cocleare riesca ad avvertire -e ad
essere consapevole- delle tre componenti del suono, qualora vengano prese
singolarmente, e talvolta anche a gruppi di due. </div>
<div class="MsoNormal">
E’ già di buon auspicio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il cervello di questa persona riesce a tener conto
singolarmente di volume, timbro e frequenza, riesce persino talvolta a “tarare” due
caratteristiche per volta, sulle tre in totale. <i>Bisogna trovare un modo per riuscire a
“prenderle” tutte e tre insieme.</i></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un discorso, se si vuole, affascinante.</div>
<div class="MsoNormal">
A questo punto il problema diventa un altro. Saper mettere a
punto un allenamento adeguato. E avere tanta buona volontà.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i>(vorrei ringraziare l’esperto di musica Roberto Baldassari
per le lunghe discussioni sull’analisi dei suoni in musica; e le dottoresse
Serena Crincoli e Teresa Pantusa per il lavoro e l'interesse in questa
tematica)</i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-39023418701957955522013-10-26T03:58:00.000-07:002013-10-26T03:58:24.666-07:00"sordo o Sordo"?<i><br /></i>
<i>(Ho letto questo volume qualche tempo fa, ma ho preferito aspettare prima di parlarne, per valutare eventuali reazioni ....che non ci sono state. Ho deciso di scrivere quindi questa recensione, perchè questo è un libro che merita considerazione, e sarebbe davvero un peccato farlo passare inosservato. </i><i>AP)</i><br />
<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
sordo o Sordo?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
L’ultimo lavoro di Giuseppe Gitti (“sordo o Sordo?”, Franco
Angeli editore, 2013) non segue più la cadenza del numero otto caratteristica
dell’autore –otto anni di distanza tra un libro e l’altro- tuttavia può
ritenersi probabilmente il volume che racchiude tutti i precedenti, al tempo
stesso completandoli. Tanto i volumi precedenti erano schietti e alla mano,
quanto quello attuale vuol essere preciso e rigoroso. Uno dei rimproveri che venivano
mossi ai volumi precedenti (e segnatamente i primi due) era la presunta
mancanza di fondamento scientifico dei concetti esposti. Per anni si è
ascoltata la litania che quanto espresso in quei volumi fosse solo la parziale
visione dell’autore, senza supporto della comunità scientifica. </div>
<div class="MsoNormal">
Ebbene, chi scrive questa recensione si è preso la briga di andare
a contare i riferimenti bibliografici al termine del presente volume: ci sono circa
280-300 “<i>references</i>”, e penso che
questo semplice dato possa far capire con quanta cura sia stata approntata
la stesura di questo testo; e allo stesso tempo il background scientifico alle spalle.</div>
<div class="MsoNormal">
Chi si aspettava un ennesimo libro sulla falsariga dei
precedenti, ovvero “leggibile e scorrevole”, che tratta il lettore come un
vecchio amico al quale spiegare la situazione in maniera colloquiale,
probabilmente resterà un po’ deluso; ma chi invece vuol avere in mano un testo
che parli scientificamente della sordità -ma da un punto di vista beninteso
fuori dal coro- avrà di che ritenersi soddisfatto. </div>
<div class="MsoNormal">
Ma quale è la differenza tra questo volume e i precedenti?
Essenzialmente, il modo in cui è strutturato. Mentre i volumi precedenti (di
cui è sempre caldamente
consigliata la lettura) erano per l’appunto “colloquiali”, in quest’ultimo
invece viene messo in primo piano la rigorosità e fonte di ogni affermazione:
non vi è una sola pagina infatti dove non vengano fatti uno o più richiami
bibliografici. Tutto viene messo “nero su bianco”, con riferimenti e richiami
esatti.</div>
<div class="MsoNormal">
Ovviamente, vi è spazio anche per gli aneddoti personali
dell’autore; ma questi sono tenuti separati dall’esposizione propriamente scientifica,
ponendo attenzione a evitare di mescolare il soggettivo con l’oggettivo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il libro è diviso in capitoli separati e in ognuno viene trattato
un argomento specifico: apprendimento della lingua, protesi acustica, impianto
cocleare, abilitazione, educazione, LIS come linguaggio o come lingua,
bilinguismo, sordità e disabilità, eccetera. </div>
<div class="MsoNormal">
Non si entrerà nel merito dei contenuti in quanto, per chi
si interessa di sordità, il pensiero di Gitti dovrebbe essere noto: essendo a
contatto con le persone sorde fin dalla fine degli anni ’50, ai tempi cioè
degli antichi “Istituti per sordomuti”, e in seguito alle esperienze vissute,
l’autore si è convinto a un “oralismo” al quale non è mai venuto meno. </div>
<div class="MsoNormal">
Uno degli aspetti più interessanti della scrittura di Gitti,
che raramente è stata posta in evidenza, è infatti proprio questa: il metodo
induttivo insito in ogni ragionamento. Si procede cioè “dal particolare al
generale”. </div>
<div class="MsoNormal">
Gitti opera cioè al contrario di altri “esperti” che ragionano
deduttivamente: si appellano cioè ad assiomi generali (dimostrati?), per estrapolarne conclusioni …
ancor più da dimostrare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando Gitti dice di essere un convinto sostenitore della
causa oralista, non lo fa per “partito preso” o per voler essere “bastian
contrario” a priori. Lo fa perché, avendo fatto esperienza del contrario,
essendo stato per anni a contatto con i “sordomuti”, all’interno degli
“istituti”, ha potuto toccare con mano la situazione, e tutti i grandi problemi
della sordità. </div>
<div class="MsoNormal">
E, di riflesso, è riuscito a farsi una opinione precisa su quale
fosse la soluzione migliore per le persone sorde (attenzione: la soluzione
migliore “per le persone sorde”, non “per quelli che si occupano delle persone
sorde”….)</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Un altro aspetto degno di nota è il fatto del come ogni
aspetto della sordità venga esplorato ed analizzato, in maniera neutrale e non
partigiana, nonostante le posizione dell’autore siano chiare. Da questo punto
di vista, si ritiene che sia proprio qui che il volume di Gitti mostri uno dei
suoi punti di forza: non c’è partigianeria sfacciata, come in troppi altri
scritti “scientifici” o presunti tali; al contrario, il tono si mantiene sempre
assai pacato. </div>
<div class="MsoNormal">
La sensazione generale è che Gitti voglia dire al lettore: io
ho delle idee precise a proposito di sordità -idee che ho sviluppato stando a
contatto per decenni con le persone sorde- e vorrei spiegarti su quali motivi
–scientifici, non “personali”- sono basate.</div>
<div class="MsoNormal">
Ecco il ragionamento induttivo: dal particolare al generale.
Partire dai piccoli elementi, per arrivare alla grande teoria d’insieme.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Dal momento che non possono esistere solo aspetti positivi,
quale è il punto negativo di questo volume? Essenzialmente, è il fatto che esso
viene pubblicato in un momento storico che non è esagerato definire terribile.
L’interesse per le tematiche della disabilità è ai minimi termini, così come la
partecipazione delle persone potenzialmente interessate. Mentre ancora pochi
anni fa sembrava esserci almeno una parvenza di dibattito o interesse culturale,
il momento odierno è caratterizzato da un sostanziale disinteresse. Non nei
confronti della sordità, beninteso, bensì disinteresse e disimpegno generale in
tutte le tematiche.</div>
<div class="MsoNormal">
Sarebbe un vero peccato che questo volume non diventi un’occasione
per dibattiti e discussioni.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
Dello stesso autore: </div>
<div class="MsoNormal">
“Sentire Segni” (1992)</div>
<div class="MsoNormal">
“I sordi sentono” (2000) </div>
<br />
<div class="MsoNormal">
“Sordità e apprendimento della lingua” (2008)</div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-18115684468569961202013-05-28T09:02:00.001-07:002013-05-28T09:15:26.148-07:00IL CONTROLLO DELL'UDITO FATTO IN CASA.<br />
<i>(avvertenza: questo test è geniale e ben congegnato, ma NON sostituisce il tradizionale esame audiometrico fatto presso le strutture specializzate. Avete bisogno di un computer con casse acustiche o cuffie, e, se avete problemi di udito, potrebbe essere utile una persona accanto a voi che vi aiuti a fare la "calibrazione" dei suoni. Avete bisogno anche di un ambiente tranquillo, senza rumori di sottofondo, traffico, ronzii, o altro) </i><br />
<br />
Non sarebbe male fare l'esame per il controllo dell'udito ("audiometria") a casa propria, non è vero?<br />
Ecco, in realtà si potrebbe fare, se non fosse che è complicato avere i suoni di riferimento: mentre in ospedale o in clinica tutte le strumentazioni sono tarate correttamente -equivale cioè a dire che il suono fattovi ascoltare a 125 Hertz e 40 decibels è REALMENTE un suono a "125 Hz e 40 dB"- a casa vostra la taratura degli strumenti è molto più difficile.<br />
Ecco quindi che in questo splendido test si è pensato di utilizzare un suono standard da utilizzare come punto di riferimento, e di tarare tutti gli altri suoni in seguito al primo.<br />
IL CONTROLLO DELL'UDITO FATTO IN CASA si trova a questo indirizzo:<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><a href="http://myhearingtest.net/">http://myhearingtest.net/</a></span><br />
<br />
Come si fa? Leggete, prendete nota di quanto scritto sotto, e poi andando sul sito eseguite il test.<br />
Il test è diviso in più sezioni:<br />
<u>1 -Calibrate your sound level</u> (calibrazione)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxm75NhJhQmyONNe4BTez_KfAT230gOQtYKlTpEyPpkTKCmTlmbF-EJoEpkOTgJzbxgr3jpsxUBFNs251V7Jv1stp8ibUEDZI8KxXdEGya1uqWwAcohAqfwkB60WI6FHA8dBzkWRVLCds/s1600/2013-05-28-1387.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxm75NhJhQmyONNe4BTez_KfAT230gOQtYKlTpEyPpkTKCmTlmbF-EJoEpkOTgJzbxgr3jpsxUBFNs251V7Jv1stp8ibUEDZI8KxXdEGya1uqWwAcohAqfwkB60WI6FHA8dBzkWRVLCds/s400/2013-05-28-1387.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
Il suono di riferimento è lo sfregamento delle proprie mani l'una sull'altra, tenendole all'altezza del viso. Strofinate le mani davanti al viso e ascoltate il suono delle sfregamento.<br />
Tenete nota del suono che avete appena prodotto con lo sfregamento delle mani <u>e fate clic sul quadratino verde "Calibration File"</u><i>:</i> ascolterete lo stesso suono dello sfregamento delle mani: è IMPORTANTISSIMO alzare o abbassare il volume in modo che i due suoni siano il più possibile IDENTICI (fatevi aiutare da una persona che ci sente bene, se è il caso). Se usate le cuffie ovviamente fate il suono con le mani senza cuffie, e poi regolate il volume avendo le cuffie indosso. E a questo punto, quando avete "pareggiato" i due suoni, NON TOCCATE PIU' le regolazioni del volume.<br />
<i>(Tenete il più possible neutri i comandi BASS -TREBLE -BALANCE del vostro PC o impianto stereo, per non falsificare la prova)</i><br />
<i><br /></i>
<u>2- Listen to individual file tests</u><br />
<u><br /></u>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo0VWSncMzrR-PsxPeEZDAXi8FPLplh4PciA0gkiRG7CozDqMQPD3T2nkrP8FT0CcpOkJ8LzgQvI1NQj9UtQZFlVdTdW7REQpvfHwmhdr2MVmbvs3fRIYOTjgYh1JyOcpnQSaDGaBBOt0/s1600/2013-05-28-1392.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo0VWSncMzrR-PsxPeEZDAXi8FPLplh4PciA0gkiRG7CozDqMQPD3T2nkrP8FT0CcpOkJ8LzgQvI1NQj9UtQZFlVdTdW7REQpvfHwmhdr2MVmbvs3fRIYOTjgYh1JyOcpnQSaDGaBBOt0/s400/2013-05-28-1392.jpg" width="400" /></a></div>
<u><br /></u>
Se fate clic su uno dei quadratini verdi sulla destra, sentirete un suono e apparirà una crocetta verde sul grafico a sinistra.<br />
La prima colonna di quadratini verdi è la frequenza di 250 Hz, la seconda colonna è 500Hz, la terza 1000Hz, eccetera.<br />
Più il quadratino verde è in basso più il suono è forte.<br />
Più il quadratino è in alto, più il suono è debole.<br />
Partite dalla prima colonna di quadratini verdi, cominciando grossomodo a metà colonna e verificate se riuscite a sentire il suono; salite/scendete gradualmente con gli altri quadratini fino a quando non sentirete più il suono: quello è il vostro limite.<u><i> L'obiettivo è arrivare fin dove non sentite più il suono.</i></u><br />
Cliccate un'ultima volta sull'ultimo quadratino verde dove sentite il suono: rimarrà la crocetta verde che segnalerà il vostro livello. <i><u>(Più vi avvicinate allo zero, più il vostro udito è OK</u></i>.)<br />
Adesso passate alla colonna successiva, partendo sempre a metà, e andate gradualmente verso l'alto o il basso..<br />
Fate questo lavoro per tutte le colonne, e alla fine avrete un grafico -abbastanza attendibile, ma non certo come quello clinico- del vostro udito.<br />
<br />
<u>3-Review your personal audiogram</u><br />
Teoricamente a questo punto potete avere l'audiogramma finale e stamparlo.<br />
<br />
PER FINIRE<br />
Tenete conto che:<br />
- questo test NON sostituisce l'esame clinico,<br />
- la maggior parte della popolazione ha difficoltà a sentire i suoni acuti rispetto a quelli gravi. E' probabile quindi che l'andamento della curva dei suoni "scenda", andando da sinistra verso destra.<br />
- tenete conto infine anche che almeno metà della popolazione non va meglio di -20 decibels. Quindi anche se non siete nella zona "Normal Hearing" in tutte le frequenze, ma solo in alcune, non preoccupatevi troppo.<br />
<br />
BUON ESERCIZIO !!!MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-84299624777599927732013-05-02T21:21:00.003-07:002017-05-26T02:57:51.624-07:00PREPARARSI ALL'IMPIANTO COCLEARE<br />
Finalmente disponibile il nuovo libretto:<br />
<br />
<span style="font-size: large;">PREPARARSI ALL'IMPIANTO COCLEARE</span><br />
<div style="text-align: left;">
"Quello che è importante sapere prima,</div>
<div style="text-align: left;">
per star meglio dopo"</div>
<br />
<br />
INDICE<br />
- Di cosa si parla in queste pagine<br />
- Dunque, vi siete decisi?<br />
- Tutto in poche righe (per chi va di fretta)<br />
- Avete davvero bisogno dell’impianto cocleare?<br />
- ..e quando, invece, l’impianto cocleare non serve?<br />
- Rimanere sereni.<br />
- L’impianto cocleare e la ricerca della felicità.<br />
- Tanta grinta!<br />
- Essere preparati al cambiamento.<br />
- Cosa vi dovete aspettare.<br />
- Esami clinici? Uno strazio, però…<br />
- “Terrorismo” sull’impianto cocleare.<br />
- Non vergognatevi.<br />
- Quale marca scegliere?<br />
- Dove fare l’intervento.<br />
- Essere informati.<br />
- Il vostro livello di partenza.<br />
- Microfono e telecamera.<br />
- Discorsi sgradevoli....<br />
- Conclusione<br />
<br />
<br />
30 pagine in formato .pdf , liberamente scaricabile su: <br />
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://drive.google.com/file/d/0B6SW_WAdMhUpWi03Vm5QYkU2c28/view?usp=sharing">https://drive.google.com/file/d/0B6SW_WAdMhUpWi03Vm5QYkU2c28/view?usp=sharing</a></span><br />
<br />
(si consiglia di scaricare il libretto sul proprio computer -ed eventualmente stamparlo- per averlo sempre a disposizione.)<br />
<br />
<br />
<br />
<br />MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-27581630374334053042013-03-07T08:33:00.001-08:002013-03-07T08:33:56.366-08:00<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<o:p><b><span style="font-size: large;">SENTIRE MEGLIO, ANCHE IN MEZZO AL RUMORE.</span></b></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<o:p>Il metodo "Vanderbilt".</o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<i><o:p>(nota: questa è la traduzione dell'articolo apparso il 5 marzo 2013 su "Vanderbilt News", notiziario dell' Università Vanderbilt di Nashville, Tennessee, USA. In sintesi, l' Università Vanderbilt afferma di aver messo a punto un nuovo metodo per riuscire a capire le voci con l'impianto cocleare anche in mezzo al rumore -la cosa più difficile e complessa che ci possa essere. </o:p></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><o:p>Thanks to Jodi Michelle Cutler.</o:p></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><o:p>L'articolo originale lo trovate qui: <a href="http://news.vanderbilt.edu/2013/03/high-fidelity/">http://news.vanderbilt.edu/2013/03/high-fidelity/</a></o:p>)</i></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Immaginate di essere improvvisamente in grado di ascoltare e
capire le parole e il tono di una persona seduta dall'altra parte del tavolo,
in un ristorante affollato, mentre una volta tutto quello che potevate sentire
era solo un rumore assordante.</div>
<div class="MsoNormal">
Oppure parlare al telefono senza problemi, perché adesso
le voci dall'altra parte le sentite chiare e nitide. </div>
<div class="MsoNormal">
Gli utilizzatori di impianti cocleari, anche di vecchia
data, stanno notando questi miglioramenti spettacolari nel loro udito, grazie
al nuovo metodo di programmazione (mappaggio) sviluppato da ricercatori
dell'Università Vanderbilt.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Utilizzando questo sistema –che non richiede alcun
intervento chirurgico- ancora in attesa di brevetto, i medici dell’Università Vanderbilt sono in
grado di ottimizzare e regolare in maniera molto fine il mappaggio dell’impianto
cocleare, migliorando di molto qualità del suono e chiarezza. <i>"Il nostro metodo di
programmazione dell’impianto cocleare può notevolmente migliorare l'udito di
una persona, anche se l'impianto è di vecchio tipo ed è stato fatto molto tempo.
Chi si è sottoposto volontario a questo nuovo mappaggio, ha detto che gli è cambiata
la vita "</i>, afferma Benoit M. Dawant, Professore di Ingegneria alla Vanderbilt e direttore del Vanderbilt
Initiative in Surgery and Engineering (VISE).<i>"Questo è un ottimo
esempio di collaborazione tra ingegneria e medicina così come lo intendiamo noi
in questo gruppo di ricerca”</i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Più di 200.000 persone in tutto il mondo portano l’impianto
cocleare, e il numero dei beneficiari di nuovi impianti sta aumentando ogni
anno in maniera esponenziale.</div>
<div class="MsoNormal">
E la cosa notevole è che tutti questi pazienti, da
quelli nuovi a quelli che hanno fatto l’impianto cocleare molto tempo fa,
potrebbero avere un miglior ascolto con questo nuovo processo di
programmazione messo a punto dall’Università Vanderbilt.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Gli impianti cocleari sono protesi uditive per persone con
sordità grave a profonda.</div>
<div class="MsoNormal">
Questi dispositivi utilizzano una serie di elettrodi
impiantati chirurgicamente che stimolano le vie nervose uditive (all interno) e
un processore audio (all’esterno) indossato dietro l'orecchio per fornire le sensazioni
uditive.<span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Arial; font-size: 14pt;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
Anche se gli impianti cocleari sono considerati oggi lo standard di
cura il trattamento per le sordità gravi a profonde, tuttavia la qualità
dell'ascolto non è alla pari a quella delle persone con udito normale; puù
capitare che in un certo numero di persone si verifichi un recupero dell’udito
solo parziale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il gruppo di ricerca interdisciplinare Vanderbilt ha cercato
di migliorare sempre più i risultati sulla base del lavoro di studenti,
professori e professionisti della Vanderbilt University (Facoltà di
Ingegneria, Facoltà di Medicina, Vanderbilt University
Medical Center, e Vanderbilt Bill Wilkerson Center) . Oltre
al Prof. Dawant, il team include René H. Gifford, audiologa e assistente
professore di scienze dell'udito e linguaggio; Robert F. Labadie,
professore associato di otorinolaringoiatria e professore associato di
ingegneria biomedica, il dottorando Jack H. Noble; e poi altri
professori e assistenti di ricerca in ingegneria elettrica e informatica.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Gli impianti cocleari utilizzano da <st1:metricconverter productid="12 a" w:st="on">12 a</st1:metricconverter> 22 elettrodi, a seconda
del produttore. Anche se gli elettrodi possono, volendo, essere visti su
una TAC, le cellule nervose che stimolano non sono facilmente identificabili
per le loro posizioni e dimensioni microscopiche (dell'ordine di un millesimo
di millimetro). </div>
<div class="MsoNormal">
Ora, è consuetudine che tutti gli elettrodi siano accesi e
programmati per stimolare tutte le cellule nervose circostanti. Questo
approccio del tipo “<i>one-size-fits-all</i>” ( tutti gli elettrodi vengono accesi, per stimolare tutte le terminazioni nervose negli immediati dintorni, senza stare a sottilizzare troppo ) può portare a una scarsa comprensione quando
gli elettrodi adiacenti vanno a stimolare la stessa regione delle cellule
nervose, in quanto può esserci sovrapposizione di segnali. A complicare il tutto c’è il fatto che la struttura anatomica delle
terminazioni nervose di ogni persona è differente, e quindi ogni impianto deve essere programmato
("mappato") in un approccio globale, che richiede abbastanza tempo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il sistema messo a punto dalla Vanderbilt prevede diverse
fasi. </div>
<div class="MsoNormal">
La prima fase è quella di mettere a punto un modo affidabile
per individuare con precisione le cellule nervose del “ganglio spirale” ( collegate al nervo uditivo) utilizzando
modelli appositi per mappare l’anatomia della coclea e mettendola in rapporto
con la disposizione dei singoli elettrodi.</div>
<div class="MsoNormal">
In parole semplici, bisogna capire dove è posizionato,
rispetto alla coclea, ogni singolo elettrodo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il passo successivo è stato quello di sviluppare una tecnica
che sfruttasse queste informazioni per generare un piano personalizzato per il
mappaggio post-operatorio, che possa essere attuato in
quasi tutti i pazienti.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La nuova tecnica automatica utilizza TAC pre-e
post-operatorie dei pazienti per determinare la posizione degli elettrodi
impiantati, e capire dove si possono verificare sovrapposizioni di stimoli
(“overlapping”), causando interferenze nella trasmissione dei
segnali. Utilizzando insieme insieme le immagini e gli algoritmi
software, che Jack Noble ha sviluppato nella sua tesi di
dottorato, si riesce ad individuare quali elettrodi possono essere spenti senza
che ci siano perdite di informazione sonora,
cioè in pratica, senza interferenze, migliorando l’ascolto. </div>
<div class="MsoNormal">
Un audiologo utilizza questo doppio sistema (immagini + software)
per creare una mappa personalizzata per le esigenze di ogni specifico paziente. </div>
<div class="MsoNormal">
Il processo è completamente non invasivo, non c’è bisogno di
intervento chirurgico, e può essere realizzato in un'unica seduta.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La nuova programmazione si propone di migliorare la qualità
del suono e <st1:personname productid="La Risoluzione Spettrale" w:st="on"><st1:personname productid="La Risoluzione" w:st="on">la Risoluzione</st1:personname> Spettrale</st1:personname>
(“frequence selectivity”). . Ma che cos’è la Risoluzione Spettrale?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i>"<st1:personname productid="La Risoluzione Spettrale" w:st="on"><st1:personname productid="La Risoluzione" w:st="on">La Risoluzione</st1:personname>
Spettrale</st1:personname> è fondamentalmente la capacità di prendere un suono
complesso e scomporlo nelle singoli componenti individuali",</i> ha detto
Gifford. <i>"E ' una cosa che noi normoudenti facciamo molto bene con le
nostre orecchie… e purtroppo è qualcosa che un impianto cocleare non riesce
a fare, oppure lo fa male."</i></div>
<div class="MsoNormal">
Questo è il Sacro Graal della ricerca sull’impianto
cocleare.</div>
<div class="MsoNormal">
<i>"Se si riesce a migliorare la propria risoluzione
spettrale, ovvero prendere un suono complesso e scinderlo nelle sue
componenti, bè, significa, tanto per
fare un esempio, che le voci umane in mezzo al rumore, vengono afferrate e comprese
meglio",</i> dice Gifford. </div>
<div class="MsoNormal">
<i>“Per quanto possa sembrare incredibile, in questo campo non
ci sono stati miglioramenti per i pazienti impiantati, da quando è stato
introdotto il sistema di codifica CIS [un sistema di codifica]…e
questo risale al 1991.</i>"</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Kelly Harris, una volontaria sorda, ha detto che la riprogrammazione del mappaggio
secondo il metodo Vanderbilt ha migliorato il suo udito così tanto, che le
sembrava come di aver rifatto l'impianto da capo.”<i>Straordinario. Quando ho
lasciato l’ospedale, il giorno stesso in cui René mi ha rifatto il mappaggio, mi
sono subito accorta di sentire meglio.</i> "ha detto Harris. "<i>Prima
del nuovo mappaggio, non avevo mai saputo che il suono provenisse da una direzione precisa. Proprio ieri sera,
un amico pensava che il mio televisore stesse facendo uno strano rumore, e
invece mi ero subito accorta che quel suono stava arrivando da un'altra direzione….. mi sembra anche di sentire molto di più i suoni tenui, e anche
la musica"</i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ally Sisler-Dinwiddie, audiologa, porta un doppio impianto
cocleare dal 2006. Nel suo caso, la riprogrammazione secondo il sistema
Vanfderbilt si è concentrata su come regolare il suo impianto a destra, che
prima, funzionava assai male.. "<i>La qualità del suono generale del mio
orecchio destro non era buona, ogni volta che qualcuno parlava, mi sembrava di
ascoltare qualcuno che cercasse di parlare a bocca piena." </i>dice
Sisler-Dinwiddie<i> "Mentre il volume complessivo del mio orecchio destro era
sempre in equilibrio con il mio orecchio sinistro, nondimeno mancava la
freschezza e la chiarezza con la quale riuscivo a sentire con l’orecchio
sinistro"</i></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p> "</o:p><i>Ho capito che le cose stavano cambiando quando, dopo aver
fatto il nuovo mappaggio, riuscivo a capire un discorso in un ristorante
rumoroso senza dover fare affidamento sul mio orecchio sinistro. E’ stato come
la differenza tra la notte e il giorno, da quando ha partecipato allo
studio. "Posso dire che le parole sono più chiare e molto più
nitide. Capisco anche le intonazioni della voce, con l’orecchio destro da
solo"</i>, ha detto. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il progetto
attualmente continua ad accettare partecipanti volontari. Attualmente si
stanno reclutando adulti, anche se Gifford, che è anche direttore di audiologia
pediatrica e direttore del programma di Audiologia e Impianti Cocleari presso <st1:personname productid="la Vanderbilt University" w:st="on"><st1:personname productid="la Vanderbilt" w:st="on">la Vanderbilt</st1:personname> University</st1:personname>,
ha detto che lui crede che i bambini potranno beneficiare della nuova
programmazione in quanto possono essere mappati con o senza risposte dal
paziente.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Harris ha detto che ha incoraggiato molte persone a provare
la riprogrammazione. <i>"Si deve sapere che ci vuole pochissimo tempo
per fare questo riprogrammazione, se l’udito non è soddisfacente, e se non ci
sono miglioramenti, nessun problema., si torna al vecchio mappaggio. Penso che
tutti dovrebbero almeno provare, e poi, bè, io sono molto cauto sulle modifiche
delle mappe, ma se questa novità funziona a proprio vantaggio….. "</i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La ricerca è finanziata dal National Institute of Health,
National Institute on Deafness e altri disturbi della comunicazione e Centro
Nazionale per l'avanzamento delle scienze traslazionale (NIH / dell'NIDCD
R21DC012620, R01DC008408 e R01DC009404 grant - UL1TR000011 grant).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-43608687886745382662012-12-13T07:55:00.000-08:002012-12-13T07:55:15.450-08:00Grazie di tutto, dottor House!<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHFgXyYtvVLLde81-Z8fomw9KQFZRP1MGFb_viJVRl8dosxd71oCycaf9zWThoUYDUzYVrxMplCB0KpujeGUES9ixe12eokffX9Xkfb5MPILhHUw2WNv06qkLX_v8lVID-uz3Lnpmj2O8/s1600/house.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHFgXyYtvVLLde81-Z8fomw9KQFZRP1MGFb_viJVRl8dosxd71oCycaf9zWThoUYDUzYVrxMplCB0KpujeGUES9ixe12eokffX9Xkfb5MPILhHUw2WNv06qkLX_v8lVID-uz3Lnpmj2O8/s320/house.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;">(William House gioca a "Forza4" con una piccola paziente, anno 1984)</span></div>
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
" GRAZIE DI TUTTO, DOTTOR HOUSE "</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Il giorno 11 dicembre 2012 , all'età di 89 anni, è scomparso William Fitzgerald House, alias "zio Bill" o "il dottor House", come simpaticamente veniva chiamato. A molte persone il nome di William House non dirà molto, tuttavia è degno di nota il fatto che, tra le altre cose, nel lontano 1960 fu l'inventore dell'orecchio bionico, poi chiamato più correttamente impianto cocleare. I primi modelli erano rudimentali, addirittura fino al 1968 quasi inutilizzabili dal momento che solo in quell'anno si scoprì come utilizzare il silicone, una sostanza inerte che permette di inserire corpi estranei metallici nell'organismo umano con buone possibilità di non provocare rigetto. Per tutti gli anni '70 studiò il modo per migliorarli, e finalmente all'inizio degli anni '80 si riuscì ad avere il permesso della Food and Drug Administration per la commercializzazione. E il resto è storia.<br />
Il nome di William House è legato anche ad altri scoperte (è considerato il padre della Neuro-otologia) e per fatti di cronaca che fecero clamore all'epoca (nel 1972 si trovò a dover curare l'astronauta della missione Apollo 14 Alan Shepard, che soffriva di vertigini e si era visto revocare il permesso per andare nello spazio. Al termine della missione, l'astronauta Shepard ringraziò pubblicamente il dottor House dicendo che, grazie a lui, era riuscito a mettere piede sulla Luna).<br />
William House era un pò un pesce fuor d'acqua nell'establishment medico, e negli ultimi anni pubblicò la sua (amara) autobiografia, intitolata "The Struggles of a Medical Innovator"<br />
(http://www.audiologyonline.com/interviews/interview-with-william-house-m-1337)<br />
<br />
Tuttavia, la cosa più triste è che la scomparsa di William House è passata quasi completamente sotto silenzio: oltreoceano il Los Angeles Times ha dedicato un articolo in memoria, in Europa quasi niente, e non parliamo del nostro paese.<br />
Oggi la scoperta più importante del dottor House, seppur assai diversa da come lui l'aveva ideata, è utilizzata da più di duecentomila persone (di cui circa dodicimila in Italia).<br />
Ecco, io penso che, se la sua scomparsa è passata inosservata, ebbene, qualcuno che dica "Grazie, dottor House!" ci debba essere.<br />
Un minimo di gratitudine è doverosa, per chi sembra essere stato dimenticato troppo in fretta.<br />
<br />
<br />
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-48572149766844467812012-11-11T23:16:00.002-08:002012-11-11T23:16:46.355-08:00Lettera ad un amico<br />
Carissimo Paolo, <br />
<br />
rispondo molto volentieri alla tua richiesta di “dare una risposta” da parte mia a tutto il diluvio di critiche che negli ultimi mesi – ma forse fin dal primo momento- si sono accumulate intorno al problema dell’impianto cocleare o orecchio bionico, come a molte persone piace chiamarlo. Critiche che arrivano per la maggior parte da persone interessate, e solo in pochi casi da persone genuinamente al di fuori di interessi di parte. Ti risponderò quindi prima in maniera analitica, obiezione per obiezione, e poi al termine farò una conclusione “ <em>a sorpresa</em>”, come il finale di un film, che potrà risultare un po’ amara, ma sarà una degna conclusione a tutte le polemiche.<br />
Tuttavia, bando alle ciance ed andiamo per ordine, cercando di suddividere le varie critiche per tipo di argomentazione.<br />
<br />
<br />
<strong>L’impianto cocleare “non serve a niente”, non funziona, è una truffa colossale che si è spinta così in avanti che adesso è impossibile fare marcia indietro, e tutti dicono che funziona, perché non possono più dire altrimenti.</strong><br />
Che l’impianto cocleare “funzioni”, dopo trenta anni di studi ed esperienze pionieristiche, e dopo almeno dieci anni di utilizzo intensivo, penso che sia assodato. Sul “come” funzioni, si può e si deve discutere. Ma è sul “quanto” funzioni, che il discorso si fa più interessante. L’impianto cocleare (e questo in pochi l’hanno capito) ha un successo che è proporzionale, tra le altre cose, all’impegno profuso da parte della persona. Quante persone si sono realmente sforzate di trarre il meglio dall’impianto cocleare? Quante persone lo sfruttano appieno? E quante invece lo utilizzano a una frazione minima delle sue capacità? Quella che è una critica rivolta all’impianto cocleare, a ben vedere, è una critica rivolta agli utilizzatori che in molti casi, non sfruttano l’impianto come dovrebbero. E, va aggiunto, non sempre per colpa loro. Nel corso degli anni infatti l’impianto cocleare è stato utilizzato anche su soggetti che non ne presentavano l’idoneità, oppure consigliato da medici che avevano altri interessi, oppure senza che vi fosse un adeguato trattamento post-intervento, che è importantissimo e spesse volte trascurato. Tutte queste cose possono aver nuociuto ed hanno contribuito certamente agli “insuccessi”. Insuccessi che ci sono stati, e non vanno tenuti nascosti. <br />
Parimenti, dopo tanti anni è assodato che l’impianto cocleare non ridà un udito perfetto, bensì aiuta a sentire meglio: l’udito è artificiale, può arrivare a funzionare davvero bene in condizioni di quiete, funziona invece male in condizioni di frastuono. Per arrivare a “sentire” al meglio delle possibilità offerte, però, non è sufficiente mettere l’impianto cocleare e poi dimenticarsene, al contrario sono necessari lunghi sforzi, talvolta anche anni di “ri-educazione” sonora, e tanta buona volontà (che spesso difetta).<br />
Per concludere, i detrattori “a priori” si mettano l’animo in pace: l’impianto cocleare funziona, funziona bene se si impara a sfruttarlo (e la cosa richiede tempo e fatica), non è indicato per tutti, non ha senso utilizzarlo nei casi di sordità lievi o medie, e nel futuro è destinato a venir ridimensionato quando arriveranno le cellule staminali che “ricostruiranno” l’udito, la cui sperimentazione è già a livello avanzato. <br />
<br /><br />
<strong>L’impianto cocleare è innaturale, e serve ad ingannare i sordi adulti che si illudono di “tornare a sentire”.</strong><br />
Anche in questo caso bisogna ribadire che l’impianto serve per sentire meglio, oppure, nei casi più gravi, per “sentire qualcosa”; e non per tornare normoudenti. Tuttavia, una domanda nasce spontanea: chi fa l’impianto cocleare, perché lo fa? Per gioco o per necessità? Lo fa per necessità. L’impianto cocleare è una necessità, è l’ultima carta da giocare per non sprofondare nella più totale assenza di suoni. E se qualcuno, e ce ne sono, obietta che in fondo si può benissimo “rimanere sordi”, vivere tranquillamente nel mondo del silenzio, significa che non ha capito che il mondo sonoro è parte integrante della vita dell’essere umano. Che poi a pontificare di “meraviglie del mondo silenzioso” siano persone perfettamente normoudenti, è offensivo oltre misura. <br />
Se si potesse scegliere tra” essere sordi” e “essere udenti”, con possibilità di cambiare da una condizione all’altra, a piacimento, allora sarebbe una libertà della persona; ma se la sordità è una condizione obbligata, allora è una costrizione. Ma di questo pochi sembrano ricordarsene.<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>L’impianto cocleare serve solo a illudere i genitori dei bambini sordi, che sperano che i loro figli diventino “udenti”.</strong><br />
Mettiamo per l’ennesima volta in chiaro una cosa, e cioè che l’impianto cocleare non fa “diventare udenti”, bensì aiuta le persone sorde a “sentire meglio”….. per quanto riguarda i “genitori che si illudono” trovo che questa sia un’accusa semplicemente infame: è forse insano il desiderio dei genitori che scoprono di avere un figlio sordo, che torni il più possibile a sentire, ad imparare a parlare, a far sì che abbia una vita il più possibile normale? (ho scritto “normale”: altra parola che in questi tempi sembra essere diventata una bestemmia…)<br />
Si badi bene che qui non stiamo parlando di necessità dell’impianto cocleare nei bambini, l’impianto non è necessario a priori, se un bambino fa ottimi progressi con l’apparecchio acustico – e la maggior parte di loro li fa- ben venga l’apparecchio acustico. <br />
<br /><br />
<strong>L’impianto cocleare è troppo pericoloso, di impianto cocleare si muore.</strong><br />
Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Farei semplicemente una statistica: quanti morti ci sono stati di fronte a oltre duecentomila operazioni di impianto fino ad oggi? La statistica dice che i decessi sono stati lo zero virgola zero zero zero zero…e qui mi fermo.<br />
<br />
<br />
<strong>L’impianto cocleare è un business miliardario ed è fatto sulla pelle delle persone sorde. </strong><br />
Qualsiasi cosa fatta a carico dei malati, oppure alle persone disabili, e più in generale di chi si trova in condizione di bisogno, diventa facilmente “business miliardario”, da sempre. Ma nel nostro specifico caso, in quanti si sono accorti che il costo complessivo dell’impianto cocleare si è dimezzato negli ultimi dieci anni, e allo stesso tempo è migliorata la qualità tecnologica? L’accusa andrebbe piuttosto rivolta a coloro che hanno consigliato (interessatamente?) di fare l’impianto cocleare, senza i sufficienti controlli e senza verificare l’idoneità dei soggetti, dando luogo ad insuccessi, a persone che si dicono scontente (e che comunque sono piccola minoranza, ma nessuno lo dice) <br />
<br />
<br />
<br />
<strong>L’impianto cocleare è stato un complotto inventato per distruggere il popolo dei Sordi e la cultura Sorda.</strong><br />
Dubito molto che William House prima, e Graeme Clark successivamente, che misero a punto l’impianto cocleare, avessero come obiettivo ultimo e segreto quello di distruggere un popolo e i suoi usi e costumi. Chi ha costruito l’impianto cocleare aveva come obiettivo primario quello di riuscire a far sentire i suoni a chi era sordo, e il business è arrivato in seguito. Poi, il fatto che un ritrovato del progresso tolga spazio o ridimensioni le realtà preesistenti fa parte della storia naturale delle cose: l’invenzione dell’automobile ha molto ridimensionato le carrozze con cavalli, l’aereo ha ridimensionato il trasporto navale, il televisore a LED o al plasma hanno mandato in soffitta il vecchio tubo catodico. Similmente, l’apparecchio acustico prima e impianto cocleare poi hanno dato uno scossone alla sordità come era stata per lungo tempo definita. Tra qualche anno, le terapie a base di cellule staminali ridimensioneranno molto l’impianto cocleare e l’apparecchio acustico. Bisogna imparare a vedere le cose nell’ottica di un progresso continuo, e non pensare necessariamente in funzione di “complotti”, “genocidi”, e altro. <br />
Un’ultima osservazione: se è previsto fra pochi anni l’arrivo delle terapie a base di cellule staminali che “guariranno” nella maggior parte dei casi la sordità, che senso ha questo livore nei confronti dell’impianto cocleare? E’ solo una questione di tempo….<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Voi portatori di impianto cocleare vi credete padreterni e vi comportate in maniera disgustosa nei confronti di tutti gli altri.</strong><br />
Ho perso il conto delle persone che mi hanno confidato che dopo aver detto che si sarebbero sottoposti ad impianto cocleare, sono state trattate con gran disprezzo da parte di molte delle persone e “amici” che avevano accanto; trattate quasi da traditori, oppure da gente a cui aveva dato di volta il cervello. <br />
Prima di parlare di impiantati che si credono padreterni, parliamo piuttosto di impiantati che vengono trattati come reietti.<br />
<br />
<br />
<strong>Chi difende l’impianto cocleare lo fa perché ci guadagna.</strong><br />
Se questo fosse vero, si potrebbe dire lo stesso anche dei detrattori: chi parla male dell’impianto cocleare, è perché ha interessi opposti da salvaguardare. Senza fare ragionamenti arzigogolati, sono ben pochi quelli che difendono gli impianti cocleari a spada tratta e per partito preso, giusto coloro che hanno interesse personale ed economico. Gli altri, la maggioranza, non direttamente coinvolti negli aspetti economici, non hanno motivi di partigianeria. L’impianto a costoro serve per sentire meglio, se svolge bene il suo lavoro, tanto basterà per parlarne bene, senza che ci siano obbligatoriamente altri interessi in gioco. Chi vede un bel film in tv o al cinema e ne parla bene con i vicini di casa, non lo fa perche è in combutta con il regista, gli attori e i produttori, per fargli pubblicità. Similmente chi usa l’impianto cocleare e ne è soddisfatto, ne parlerà bene, senza che ciò significhi essere d’accordo con il brand, i medici, i terapisti.<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Chi porta l’impianto cocleare non è un esperto del settore, e non dovrebbe dispensare consigli a destra e a manca.</strong><br />
Mi viene in mente la storiella dei piloti di Formula1: non sono ingegneri, dal momento che non hanno progettato la vettura; non sono fisici, perché non sanno niente di aerodinamica; non sono meccanici, infatti non sanno niente di regolazione dei motori; non sono tecnici, dal momento che non sanno nulla di telemetria, né di consumo delle gomme, né di inclinazione degli alettoni. Pertanto, seguendo questi ragionamenti, il pilota di Formula1 non è un esperto di Formula1. Ma allora a che serve il pilota di Formula1? A niente! L’unica cosa che viene chiesta loro, è di mettersi al volante ad arrivare al traguardo: possibilmente in prima posizione……<br />
Battute a parte, fin dai tempi pionieristici la testimonianza dei pazienti è stata fondamentale nello sviluppo e nel perfezionamento degli impianti cocleari. Per cui, a mio parere, il problema è esattamente l’opposto: ci sono troppe poche persone che danno consigli, che mettono per iscritto sensazioni e pareri, che lanciano suggerimenti, che cercano di far capire “come funziona”, che cercano trucchi e metodi per “sentirci meglio”. <br />
Più gente scrive, più persone comunicano le proprie impressioni, maggiore è la casistica, i motivi di riflessione, e quindi i progressi.<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Si cerca di fare l’impianto cocleare a tutti, anche quando non serve</strong>.<br />
In verità questa obiezione era più comune in passato che adesso, ed è/era anche fondata su basi valide. E’ assurdo fare l’impianto a tutte le persone sorde. L’impianto non è un fine, bensì uno strumento. L’impianto riguarda solo una piccola minoranza, non è indicato per tutti, ma solo per alcuni. L’impianto non dà risultati in automatico, ma solo dopo un gran lavoro e tanta fatica. Ma allora perché si difende l’impianto? Molto semplicemente perché, in alcuni casi, è lo strumento migliore per ovviare al problema. E questo, si badi bene, non significa difendere l’impianto in maniera cieca e faziosa. Né significa necessariamente aver qualcosa da guadagnarci. <br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Conclusione….</strong><br />
<br />
Caro Paolo, a che serve –in concreto- tutto quanto scritto sopra? <em>A nulla, assolutamente a nulla</em>. <br />
E ti spiego subito il perché.<br />
Per quello che mi riguarda, sono assai disincantato sul problema: a molti interessa la “categoria” delle persone sorde, a pochissimi interessa il benessere della singola persona. Dove c’è situazione di bisogno, dove c’è categoria di persone accomunate da una caratteristica o deficit, ecco, lì si scatenano appetiti vari, e la singola persona è ridotta a ….nulla.<br />
Cerco sempre di inquadrare ogni problema in ottica storica, cercando di andare oltre l’istante e le esigenze attuali. Il problema “sordità”, in tale ottica, è assai lineare. Negli ultimi cinquanta anni la tecnologia e la ricerca hanno fatto passi da gigante, e la sordità è ora un fenomeno in via di progressivo ridimensionamento. L’impianto cocleare è stato/è solo un passaggio tecnologico intermedio, destinato ad arrivare ad un picco e poi progressivamente ridursi, in attesa che si arrivi all’utilizzo delle cellule staminali, le quali, ricostruendo le cellule uditive, permetterebbero (il condizionale è d’obbligo) il ritorno ad un udito naturale.<br />
Tutto bene allora? <em>Purtroppo no.</em><br />
<br />
Parimenti, negli ultimi trenta anni, da un periodo di floridezza economica, si è passati un periodo di grande crisi, e la solidarietà e il “venir incontro all’altro” si sono invece molto ridotti.<br />
Quello che stiamo vivendo ora è un periodo paradossale, caratterizzato da altissimo contenuto tecnologico e bassissimo contenuto di valori umani.<br />
Le persone sorde, così come tutti gli altri, si trovano a vivere tra lo stato dell’arte della tecnologia da una parte, e il completo disinteresse della società dall’altro. Non vorrei essere profeta di sventura ma la mia sensazione è che ci aspettano innanzi tempi assai duri; ed è tempo che le persone sorde si prendano le proprie responsabilità e facciano affidamento su sé stesse. Compito molto difficile, per tutti coloro che hanno vissuto molto tempo sull’assistenzialismo.<br />
Alla luce di questi fatti, le critiche che ci sentiamo rivolgere sull’impianto cocleare cosa sono? Nulla, meno che niente. <br />
<br />
Molta gente critica l’impianto cocleare? La risposta dovrebbe essere, in maniera rude: “ecchissenefrega”. Perché? Perché tra poco arriveranno altri problemi più gravi, più complessi. Le persone sorde, tutte, senza distinzione, protesizzati, impiantati, segnanti…. rischiano di trovarsi in condizioni peggiori che nel passato. Tutta l’assistenza del passato, sanitaria, sociale, del lavoro e dell’istruzione, è messa a repentaglio, e quando un paese entra in fase di crisi, le categorie più deboli sono sempre le prime a pagare. <br />
<br />
<br />
Per cui, la mia conclusione è: mettete in secondo piano le critiche sull’impianto cocleare, o sulla lingua dei segni, o su altro; pensate piuttosto al futuro –difficile e complesso- che ci attende. Questo non è pessimismo, ma è <em>realismo</em>.<br />
<br /><br />
Amici miei, rimboccatevi le maniche e…. pedalate. Se la strada è stata in pianura fino ad adesso, è probabile che alla prossima curva inizi la salita.<br />
<br />
Un abbraccio,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-89599042182414515632012-09-17T01:22:00.000-07:002012-09-17T01:22:24.463-07:00Avere le idee chiareUn pò di statistiche:<br />
<br />
Alunni con problemi di udito nelle scuole italiane, "scuola elementare + scuola media", nel 2009, secondo il Ministero della Pubblica Istruzione: circa 3500<br />
Alunni con problemi di udito nelle scuole italiane , sempre "scuola elementare + scuola media", sempre nel 2009, secondo l'ISTAT : circa 7500<br />
<br />
"Sordomuti" in Italia, secondo le associazioni di categoria: circa 70mila.<br />"Sordomuti" in Italia, certificati tali, secondo l'INPS: circa 40mila.<br />
"Sordomuti" in Italia, secondo l'ISTAT: 92mila<br />
"Sordomuti" in Italia, secondo altre fonti che si richiamano all'ISTAT: circa 50mila<br />
"Sordomuti" in Italia, secondo le statistiche sanitarie: circa 20mila.<br />
<br />
"Il fatto che non esistano numeri precisi sulla sordità è importante, perchè così ognuno può affermare ciò che desidera, e che gli fa più comodo in quel momento" (cit.)<br />
<br />MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-14506883740272838342012-09-12T05:32:00.000-07:002012-09-12T05:35:08.859-07:00Quanti sono i "sordomuti" in Italia?<br />
<br />
Recentemente si sono lette numerose cifre sul numero dei "sordomuti" in Italia. Fermo restando che secondo la legislazione italiana questo termine è stato abolito in quanto obsoleto, è opinione diffusa che non si conosca con precisione il numero dei "sordomuti" in Italia, e tutto quello che si può sapere è una approssimazione statistica. Si parla di "sessantamila Sordi", altrove si legge "settantamila", oppure "circa novantamila", e anche "quasi centomila". Ma non ci sono cifre reali? Sembrerebbe di no, in quanto, a voler chiedere in giro, non esistono documenti ufficiali che comprovino una determinata cifra.<br />
In realtà non è così. Un documento ufficiale esiste, ed è un documento ufficiale dell' "Ente Nazionale Sordomuti" di qualche anno fa in cui il numero di "sordomuti italiani" è riportato con grande precisione, in quanto risultato di un censimento effettuato dalle varie sezioni provinciali. Ed è quello che potete vedere nella fotografia sottostante, un documento su carta intestata ENS, firmata dall'allora Presidente dell' Ente Nazionale Sordomuti A. Giuranna, e dall'onorevole deputato S. Bottini.<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
In Italia nel 1993 vivevano circa 21.500 "sordomuti adulti che usano quasi esclusivamente il linguaggio gestuale". Stimando la popolazione italiana in circa 57 milioni di persone, ne risulta che nel 1993 la percentuale di sordomuti sulla popolazione era di circa 0.04 % ( ovvero: 4 su diecimila )</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
Non abbiamo motivo di dubitare di queste cifre, che provengono dall'Ente preposto alla tutela e assistenza dei sordomuti. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
Ci si può domandare come sia cambiata questa cifra dal 1993 ad oggi: personalmente ritengo che, se non è calata (vecchiaia, morte), non è neppure aumentata (screening uditivo, impianti cocleari, maggior informazione sulla sordità eccetera). Per cui, si può prendere per buona questa cifra. Le persone sorde in Italia che usano la lingua dei segni (che nel documento del 1993 si continua a chiamare "linguaggio gestuale") sono circa ventimila. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOO54lQ90SO9SHGwZA1uixpx6a43_eDEdH0r3mMw16mESTsvuJihrNFcvzy5tgPBb3wHc4v8Tt_ogtJ7WJbln6JMIMyxGs2rCHSn3p5kD02ktClvZHf2ZXqHJ1QXls8POKwV5VRF8QnnQ/s1600/ENS-1993.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOO54lQ90SO9SHGwZA1uixpx6a43_eDEdH0r3mMw16mESTsvuJihrNFcvzy5tgPBb3wHc4v8Tt_ogtJ7WJbln6JMIMyxGs2rCHSn3p5kD02ktClvZHf2ZXqHJ1QXls8POKwV5VRF8QnnQ/s640/ENS-1993.jpg" width="462" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-54971082652426387772012-07-10T04:58:00.002-07:002012-07-10T04:58:55.704-07:00Test musicali: sempre più difficili....<br />
Allora, in un post <a href="http://martenclet.blogspot.it/2012/05/sordita-musicale-e-impianto-cocleare.html">precedente</a> si era parlato di "sordità musicale" (o <em>tonedeafness)</em>, ovvero quella particolare condizione per la quale non si è in grado di poter dir nulla a proposito di musica. C'erano un paio di test per poter verificare la capacità di distinguere se due frammenti musicali erano uguali tra loro o diversi, e molte persone di buona volontà erano riuscite ad avere risultati, se non buoni, almeno passabili. Qualcuno, temerario, si era talmente divertito da chiedere altri test di quel tipo.<br />
Bene, qui trovate davvero pane per i vostri denti. Questo test è costituito da un'unica batteria di 36 prove, nelle quale bisogna dire, come sempre, se i due frammenti musicali ascoltati sono DIVERSI oppure UGUALI, e posso garantire che è VERAMENTE DIFFICILE. Arrivare al 90 % di risposte esatte è davvero un'impresa, anche per i musicisti professionisti.<br />
Dal momento che premendo i pulsanti a caso avrete un punteggio di circa il 50%, un buon punteggio sarà a partire da >60%.<br />
Il test lo trovate qui: <a href="http://jakemandell.com/tonedeaf/">http://jakemandell.com/tonedeaf/</a> (scorrete fino in basso nella pagina che apparirà), e avete bisogno di Flash Player per poterlo eseguire, oltre a ovviamente casse acustiche o cuffie. Al termine troverete le risposte esatte o sbagliate, e il vostro punteggio. <br />
<em>Se siete sordi/con orecchio bionico è probabile che otterrete un basso punteggio, ma non scoraggiatevi e continuate ad esercitarvi. </em><br />
<em>Ricordate sempre, l'esercizio è (quasi) tutto.</em>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-14835690952421901992012-07-04T10:57:00.007-07:002012-07-05T06:08:01.129-07:00Home Training Uditivo per tutti.Riprendendo un post del buon Davide ( cocleareitaliano.wordpress.com ) , i famosi esercizi di "home training uditivo" per la riabilitazione all'udito con impianto cocleare, realizzati da Burdo-Poggia-Giuria sono stati messi gratuitamente alla portata di tutti. Per chi non li conoscesse, risalgono agli anni '90, sono mediamente assai facili da seguire, ma possono essere sempre validi per alcuni pazienti.<br />
Il corso è costituito da 8 CD : cinque per la terapia adulti, tre per la terapia infantile. In più, un volume (in formato .pdf, avete bisogno di un .pdf Reader) riportante i testi contenuti all'interno di ogni CD.<br />
Tutto il "malloppo" si trova al seguente indirizzo:<br />
<a href="http://www.audiovestibologia.it/audiovestibologia/HOME_TRAINING.html">http://www.audiovestibologia.it/audiovestibologia/HOME_TRAINING.html</a><br />
e va scaricato sul proprio computer. Successivamente, essendo in formato compresso .rar, andrà decompresso (avete bisogno di Winrar o simili), e finalmente i singoli CD saranno utilizzabili, dirattamente dal proprio PC oppure, volendo, "masterizzabili" su disco vero e proprio.<br />
Buon Training!MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-58547344420011562712012-06-14T04:33:00.000-07:002012-06-14T11:46:04.969-07:00Due anni di ginnastica visiva.“Ma perché non scrivi qualcosa sulla tua esperienza?”<br />
Così mi chiese il buon David de Angelis qualche tempo fa. Risposi di sì, che lo avrei fatto, ma senza specificare quando. In realtà, volevo essere certo di cosa scrivere, soppesare bene le parole, non scrivere di getto, cosa che mi pare poco “scientifica” (giusto per precisare, sono un biologo, ho lavorato per anni nei laboratori di ricerca). Sono poi andato a riprendere le mie vechie cartelle cliniche per essere certo della comparazione dei risultati.<br />
Oggi sono passati due anni da quel giugno 2010, quando incominciai la “ginnastica visiva”, e penso di poter dire che è passato abbastanza tempo per buttar giù due righe. Chi mi conosce sa che ho sempre avuto problemi di vista, e ancor più di udito (della serie: non ci facciamo mancare nulla), e a causa della miopia molto elevata non ho potuto sottopormi alla chirurgia laser. I medici, onestamene, mi hanno sempre detto che con -16 di miopia (sono andato a ricontrollare i vecchi referti) era meglio non toccare gli occhi. <br />
<br />
“Meno sedici” di miopia? Sembra una barzelletta. <br />
“Meno sedici” ad un occhio, “meno tredici” all’altro. Riesce persino difficile capire come si sia arrivati a questi livelli. Per una volta posso dare la colpa ai medici dell’epoca che mi avevano in cura, i quali sbagliarono tutto lo sbagliabile, e mi portarono a un orrendo “meno dieci” giù ai tempi della scuola elementare. Fondi di bottiglia al posto degli occhiali già nelle prime classi, insomma. Per poi peggiorare gradualmente ed arrivare a “meno sedici”. Molta gente ha difficoltà a capire cosa significhi “meno sedici”: significa, né più ne meno, che senza correzione si hanno difficoltà a distinguere persino i colori, non parliamo dei contorni degli oggetti e tantomeno delle fattezze delle persone. Certo, ci sarebbero state le lenti a contatto rigide, ma, ragazzi, quanto sono fastidiose….. tutto questo uesto fino a giugno 2010. Quel giorno infatti trovai in una libreria il libro “Come sono guarito dalla miopia”, di David de Angelis. Offerta speciale, prezzo scontatissimo…. e poi avrei capito il perché. <br />
Ora è d’obbligo una premessa: essendo di formazione scientifica, ho una particolare avversione per la pseudoscienza che oggi impera a tutto spiano (vedi “Non siamo mai stati sulla Luna” et similia...), pertanto, visto un libro dal titolo così chiaro e netto, ho utilizzato il consueto trucchetto che di solito si usa per capire- in maniera sommaria- se la pubblicazione che abbiamo in mano è “scientifica” o no: e cioè afferrare il volume dall’ultima pagina, e iniziare a leggere il libro <em>dalla fine</em>, mai dall’inizio. Questa è una maniera elegante per dire che si comincia a vedere se c’è una bibliografia: se un libro con pretese scientifiche manca di bibliografia, scartatelo tranquillamente: la sua validità è prossima allo zero. Chi fa scienza vera, infatti, sa benissimo che niente si inventa ex-novo, ma tutto si evolve a partire da posizioni pre-esistenti, delle quali bisogna tener conto. Non si pensi male: non avete idea di quanti libri ci troviamo sottomano quotidianamente con "pretese scientifiche". Per lavoro, ne so qualcosa. Vorrei avere un euro per ogni libro che mi sono trovato in mano che prometteva cose mirabolanti: sarei ricco.<br />
Pertanto una solida bibliografia è indice di serietà, e in questo caso il libro di De Angelis colpisce subito nel segno: pagine e pagine di bibliografia. In più, avendo dimestichezza con riviste mediche, ho notato subito la presenza in bibliografia di svariate riviste di notevole “impact factor”, indice di qualità.<br />
Favorevolmente impressionato, decisi quindi di dare a questo libro una possibilità.<br />
Arrivato a casa, scoprii il motivo dello “scontissimo”: era dovuto al fatto che si trattava della prima edizione, e intanto ne era uscita una seconda, arricchita con nuovi capitoli. Come scoprii più tardi, tuttavia, i concetti basilari erano già presenti nella prima edizione, quindi…. poco male.<br />
<br />
Ma veniamo al dunque: il metodo “de Angelis” per correggere la miopia, su cosa si basa? Ecco, qui non vorrei entrare nel dettaglio –farei un torto all’autore- l’importante è dire che si basa sul concetto di “riabilitazione” dell’occhio in modo da fargli riacquisire la corretta visione perduta, perché va detto che la miopia è una condizione “reversibile”, e non “irreversibile”. Si può correggere con la chirurgia, certamente, ma anche con un opportuno allenamento. Se poi ci si trova in una condizione come la mia di non operabilità, hai poche scelte: o si mettono gli occhiali, oppure si impianta il cristallino sintetico, lenti fachiche, eccetera, tecniche anche queste sconsigliate nel mio caso. L'altra possibilità è quella di cercare di limitare i danni con una ginnastica visiva <em>mirata</em>. E <em>questo</em> è stato il mio caso. E’ chiaro, tuttavia che qui si parla di miopia pura, senza altre patologie concomitanti.<br />
<br />
Una cosa simpatica -a mio avviso- e che mi ha facilitato, è stato notare il fatto che molte espressioni nel libro di David de Angelis sembrano mutuate dal mondo della cultura fisica e dell’allenamento sportivo. Avendo un passato in tal senso (l’ho detto, che non mi sono fatto mancare nulla!), nel momento in cui leggevo di “periodizzazione”, tanto per fare un esempio, sorridevo, e capivo subito dove si volesse andare a parare. Quindi: se avete un passato nello sport, la lettura e l’applicazione dei concetti espressi nel libro vi sarà molto facilitata, in caso contrario ci impiegherete un po’ di più, ma senza nessun problema.<br />
E andiamo alla conclusione: che fine hanno fatto i famosi “meno sedici” di miopia? Ecco, dopo due anni di allenamento, i “meno sedici” si sono trasformati in “meno dieci” (e “meno sette” dall’altro occhio, da “meno tredici” che erano). Giusto per la cronaca, l’astigmatismo, che era “meno due e cinquanta” è passato a “meno uno e cinquanta”.<br />
Insomma, un miglioramento di “più sei” in due anni. E' un successo? Tanto? Poco? Lascio giudicare gli altri, quello che mi preme considerare è che ho alleggerito di parecchio gli occhiali, e –finalmente!- posso utilizzare le lenti a contatto usa e getta, che come è noto, sono comodissime ma hanno capacità limitate di correzione. <br />
<br />
Ai tempi della nostra gioventù esisteva un bel modo di dire: “No pain, no gain”, che tradotto dall’inglese stava a significare “se non lavori non otterrai risultati”. Ecco, questo vorrei dire: il metodo funziona se vi date da fare. Non otterrete risultati se non vi applicherete; come del resto avviene in tutte le cose della vita. <br />
Dove potrete arrivare, a quali risultati? Questo non potete saperlo in anticipo: ma il metodo, l’ho sperimentato di persona, porta a risultati. Io, per avere questi risultati ho impiegato due anni. Probabilmente voi- applicandovi seriamente- ne impiegherete di meno, ma ogni caso è a sè stante. Fermo restando che assai poche persone, tra quelle miopi, partono da condizioni così sfavorevoli.<br />
E, per concludere, ci tengo a specificare che non ho rapporti di lavoro o collaborazione con David de Angelis, e tutto quello che riportato qui sopra è scritto in maniera genuina e disinteressata. Buona lettura e…buon allenamento!<br />
<br />
<em>"Come sono guarito dalla miopia" di David de Angelis, Edizioni Macro. </em><br />
<em><br /></em>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-19042337831305173852012-06-12T00:25:00.000-07:002012-06-12T00:25:13.363-07:00Ad occhi chiusi è meglio.<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Fate anche voi un esperimento semplicissimo. Al bar, al
ristorante, in una stanza affollata, chiedete al vostro vicino di ascoltare
quello che viene detto, o anche solo i rumori ambientali, tenendo gli occhi
aperti. Successivamente, chiedetegli di ascoltare, stavolta però tenendo gli
occhi chiusi. </div>
<div class="MsoNormal">
Sorpresa: dirà di avere l’impressione di “<i>sentire meglio</i>” quando
gli occhi sono <i>chiusi</i>. </div>
<div class="MsoNormal">
In realtà non si tratta di una sorpresa, dal momento che il
canale uditivo e quello visivo portano ambedue il loro carico di informazioni,
separatamente, ognuno con una propria via, al cervello; il quale si trova a
dover processare allo stesso tempo sia la mole di informazioni visive che
uditive. Ma che succede se chiudiamo gli occhi? Succede che vengono a mancare
le informazioni visive, e il cervello si dedica completamente ad interpretare i
suoni. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Verrebbe voglia di dire, minor
quantità uguale maggior qualità. </div>
<div class="MsoNormal">
Come sfruttare questo fatto a nostro vantaggio? Quando
facciamo gli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>esercizi di riconoscimento
dei suoni, gli allenamenti acustici, proviamo a farli tenendo gli occhi chiusi.
Con un po’ di pratica vedrete che si riuscirà a sentire meglio, a fare
progressi, a facilitare la concentrazione, ad "afferrare" meglio i suoni.</div>
<div class="MsoNormal">
Tenere gli occhi chiusi aiuta a isolare le informazioni e a
far funzionare più efficacemente il canale uditivo (cosa che fanno,
forzatamente, le persone non vedenti, che sono allenatissime nell’utilizzo
delle informazioni uditive). Ovviamente non è pensabile, nella vita di tutti i
giorni, stare perennemente ad occhi chiusi per sentire meglio: pertanto questa
tecnica è consigliabile soprattutto nelle fasi iniziali della scoperta (o
ri-scoperta) dei suoni, e per riprendere dimestichezza del mondo sonoro. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-22239148534619758452012-05-31T21:53:00.000-07:002012-05-31T21:53:00.339-07:00COSA E' LA MUSICA ?<div>
<br />
Esercizio del giorno: prendiamo una fotografia e proviamo a dire quali sono le qualità di quell’oggetto che abbiamo in mano, che ne fanno appunto una “fotografia”, e non un disegno, oppure un semplice foglio bianco.<br />
Ecco le possibili risposte:<br />
- il colore (la foto è a colori o in bianco e nero? I colori sono brillanti o smorti?)<br />
- il dettaglio (la foto è ad alta risoluzione oppure no? Magari è un pò sgranata?)<br />
- la nitidezza (la foto è ben nitida oppure è stata scattata “mossa”?)<br />
- la messa a fuoco (o è forse sfuocata?)<br />
- la “composizione” (l’immagine è centrata? E’ dritta, oppure è venuta storta?)<br />
e potremmo continuare parlando di carta fotografica lucente oppure opaca, di immagine “impressa” e non semplicemente disegnata sopra, eccetera… e arrivare infine alla cosa più importante: quello che è raffigurato nella fotografia. Un paesaggio? Un gruppo di persone? Un ritratto?<br />
<br />
Adesso pensiamoci un attimo: una persona cieca sarebbe stata capace di descrivere tutte queste caratteristiche in maniera altrettanto accurata? Certamente no. Bene, per quale motivo una persona sorda dovrebbe essere in grado di descrivere accuratamente tutte le qualità di un suono o di una musica? Non facciamoci illusioni: è molto probabile che una persona sorda abbia una percezione molto parziale ed incompleta di quella cosa chiamata “musica”.<br />
<br />
E allora: quali sono le caratteristiche di una musica che ne fanno appunto…una musica? Quale è l'equivalente sonoro di un paesaggio?<br />
Qui comincia una discussione complicata perché, così come è difficile, se non impossibile, far capire a un cieco il significato di “verde” oppure “blu”, similmente è difficile far capire a una persona sorda il significato di certe ….sensazioni uditive. Proviamoci<br />
Gli elementi che costituiscono un determinato suono che stiamo ascoltando, sono almeno quattro:<br />
<br />
1- “<u>Altezza</u>” (“Pitch”), si riferisce al fatto che quel suono sia più basso (grave), oppure più alto (acuto). I suoni della parte sinistra della tastiera del pianoforte sono “bassi”, quelli a destra sono “alti”, e questo dovrebbe essere abbastanza ovvio. (L’Altezza viene usata come sinonimo di Frequenza, ovvero il numero di oscillazioni dell’aria che vanno a produrre i suoni. In breve: molte oscillazioni= elevata frequenza =suono acuto. Al contrario: poche oscillazioni = bassa frequenza = suono grave e cupo).<br />
2- “<u>Intensità</u>” (“SoundPressure”, a volte impropriamente chiamata “Loudness”). E’ quella che familiarmente chiamiamo il “volume” . Aumentando l‘intensità si aumenta il volume, cioè la sua “forza sonora”. Lo stesso suono, quindi, può essere a volume più basso, oppure a volume più alto.<br />
3- “<u>Durata</u>”. Anche questo è abbastanza ovvio: è il tempo nel il quale il suono è presente, appunto la sua durata. Nella grafia musicale, sul pentagramma, le note sono indicate come crome, semicrome, biscrome eccetera, ciò sta a indicare la loro durata.<br />
- “<u>Timbro</u>” . Definito anche “colore” del suono. E’ un pò complesso da spiegare ma può essere definito come “il suono tipico di ciascun strumento musicale”. Facciamo un esempio: la nota DO, prodotta da una chitarra elettrica e poi da organo in chiesa. E’ la stessa nota in “Altezza”, “Intensità” e “Durata”, eppure è un suono diversissimo. Ecco, questa differenza è data dal “timbro”. Il timbro è anche quello che rende le voci umane diverse l’una dall’altra. Il timbro è quella caratteristica che, probabilmente, salta di più all’occhio, nel senso che viene notata per prima.<br />
<br />
Mentre le prime tre caratteristiche sono comodamente definibili, misurabili e trattabili in maniera matematica, il timbro è dato da una quantità enorme di caratteristiche fisiche, ed è più difficile da inquadrare.<br />
<em>La musica, ma anche la voce, è data dal mescolamento di queste quattro caratteristiche differenti.</em><br />
<em>Questa è la prima cosa importante da capire: quando ascoltate un suono, non state ascoltando “un qualcosa di</em><em> singolo”, bensì l’unione di “quattro differenti cose che, tutte insieme, sembrano una sola”.</em><br />
<em>La seconda cosa importante da sapere è che bisogna diventare consapevoli di questo fatto (ovvero, in altre parole, rendersi conto, nella propria mente, di ciascuna di queste quattro caratteristiche)</em><br />
La persona sorda NON si rende conto di questa quadruplice natura, ed è portata a sentire il suono come una cosa "unica". Al massimo saprà dire se quel suono è "più forte", oppure "più bello", più grave o più acuto rispetto ad un altro, ma non saprà definire univocamente il suono in tutti i suoi fattori.<br />
<br />
<em>Volete fare un esperimento semplicissimo? emettete con la voce un suono. Poi chiedete a una persona normoudente di andare a cercare sulla tastiera del pianoforte la nota (Altezza) relativa al suono della voce. Che cosa stupefacente: ve la troverà in pochi secondi. Come è possibile? E' possibile perchè nella vostra voce ci sono altezza, intensità, durata, e timbro. E lui è andato, molto semplicemente, a cercare sulla tastiera l'altezza (la nota) relativa. Per una persona sorda questo esperimento è un qualcosa di completamente fuori dal mondo: mai avrebbe sospettato che fosse possibile trovare una nota di "voce" trasponibile su tastiera. Per una persona normoudente, invece, è una cosa assai semplice. E viceversa: schiacciare il tasto del RE sul pianoforte, e riprodurre quella nota ...con la voce. Ma davvero è possibile fare una cosa del genere?</em><br />
<br />
Il senso di tutto questo discorso è che per forza di cosa una persona sorda ha una idea molto imprecisa e frammentaria di quello che è la musica. E’ come vedere una fotografia da lontano e posta dietro un vetro colorato. Se ne avrà quindi una immagine parziale e si crederà che quella immagine sia la realtà. E quello che è peggio, non è detto che dopo tanti anni di “deprivazione sensoriale” sia di nuovo in grado di apprezzarla per intero.<br />
<br />
Domanda: la situazione migliora con l’utilizzo dell’impianto cocleare ? Ecco, proprio qui è il punto: la situazione può migliorare, non automaticamente, ma in seguito al lavoro e all’applicazione. Non potete sapere in anticipo se e quanto migliorerete, quello che potete fare è cominciare a lavorare per vedere se ci sono progressi. L’impianto cocleare vi dà la possibilità di percepire un numero di suoni enorme, rispetto a prima, quindi almeno in teoria, avete la possibilità di “capire” tutte le caratteristiche fanno di una musica…. proprio quella musica. <br />
Come sempre, tutto sta a voi. Provateci.<br />
<br />
<em>E grazie, mille grazie, al musicologo Roberto B. di Mantova, senza il quale questo post non sarebbe mai stato scritto. </em></div>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-49946433559579564422012-05-29T22:49:00.002-07:002012-05-29T22:49:20.399-07:00"Sordità musicale" e impianto cocleare.<div>
La sordità musicale (o "amusia" o "tone deafness") è l'incapacità di "capire" la musica. Per chi è "amusico" (o "tone deaf") è problematico capire se due brani musicali sono identici o diversi; se una nota è più acuta o più grave; se una musica è lenta o veloce. </div>
L'amusia non ha relazione con la sordità classica, dal momento che chi ne è affetto è in grado di "sentire" tutta la musica, ma senza "capire" nulla di essa. Ne soffre il 5% circa della popolazione.<br />
<br />
E per l'impianto cocleare.... come la mettiamo? Il discorso è molto interessante: l'udito artificiale come si comporta con la musica?<br />
Esiste un test, una prova, che ci dica se il portatore di impianto cocleare oltre che sentire, riesce anche a "capire" la musica? <br />
Ma certo che esiste (anche se non è ideato per l'impianto cocleare), e lo trovate gratuitamente online al'indirizzo riportato più in basso (chiaramente dovete avere cuffie o casse acustiche collegate al pc)<br />
In questo test, solo in lingua inglese - <em>attenzione, dura circa dieci minuti, armatevi di tempo e pazienza!</em>- vi verrà fatto ascoltare un piccolo brano musicale di circa 5 secondi; e subito dopo un altro brano identico... oppure molto simile? Sarete voi a dirlo! I due brani che avete ascoltato erano lo stesso brano, o vi erano leggerissime differenze? Una nota in più, una nota in meno? Musica più lenta, o più veloce? Le note erano più acute? O più gravi? C'era una nota fuori posto?<br />
Oppure vi hanno fatto ascoltare lo stesso brano identico?<br />
Vi sono 2 test di 30 prove ciascuno. Se avete orecchio , dovreste ottenere un risultato uguale o superiore a 20/30 in ciascuna prova. (15/30 significa essere "andati a caso").<br />
Se non avete mai realmente "ascoltato" musica, come la quasi totalità delle persone sorde, ovviamente non aspettatevi un grande risultato. <br />
<em>ATTENZIONE: Se ottenete un basso risultato NON significa automaticamente che siete "amusici", ma, più probabilmente, che non vi siete mai veramente allenati nell'ascolto della musica.</em><br />
Diciamo la veritàà, questo è un esercizio davvero difficile: prendetelo come punto di partenza, poi, dopo qualche settimana o mese, ripetete l'esperimento e verificate i progressi.<br />
<br />
Ma in fondo, a che serve allenarsi con la musica? E' proprio questo l'importante: serve a prestare attenzione ai suoni, ovvero un processo di importanza FONDAMENTALE che chi è sordo probabilmente non ha mai fatto.<br />
<a href="http://www.delosis.com/listening/home.html">http://www.delosis.com/listening/home.html</a><br />
PS: è uno straordinario test anche per i normoudenti, per verificare le loro capacità.MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-56204985968603054582012-05-24T00:38:00.001-07:002012-05-24T05:02:32.256-07:00SIMULAZIONE DI SORDITA' : la voce umana.<i>(DOVEROSA PREMESSA IN SEGUITO ALLE MOLTE RICHIESTE DI PRECISAZIONE : il video è indicato essenzialmente per le persone normoudenti per far capire la differenza di percezione dei suoni. Deve essere chiaro , inoltre, che l'impianto cocleare "si sente" nel modo indicato nel video, solo se l'ambiente ciircostante è tranquillo; in caso di molti rumori concomitanti la comprensione è molto più difficile: in altre parole, l'impianto cocleare funziona bene quando non c'è confusione, non essendo in grado di 'isolare' la traccia vocale rispetto al sottofondo: ulteriore dimostrazione di come questo udito non sia naturale, bensì artificiale . </i><br />
<i>Inoltre, </i><i>con questo filmato NON si vuol sottintendere che
l'apparecchio acustico sia una opzione da scartare: è ancora oggi la
soluzione ideale per tutte le sordità lievi, medie e gravi, e può essere
una buona soluzione per i bambini sordi nei loro primi anni di vita,
almeno per il tempo necessario per una corretta acquisizione della
lingua.)</i><br />
<br />
Molte persone si sono domandate, e si domandano, cosa sente una persona sorda (parliamo di sordità profonda) che ascolta un'altra persona mentre parla. Se la persona sorda non ha nessun ausilio all'ascolto, la risposta è la più semplice: non sente nulla.<br />
Ma se invece la persona sorda ha l'apparecchio acustico o l'impianto cocleare, cosa riesce a sentire? Ebbene, questo filmato illustra la differenza.<br />
Inizialmente si può ascoltare "cosa si sente" con l'apparecchio acustico, successivamente accadrà lo stesso, ma stavolta con l'impianto cocleare.<br />
<i>....e finalmente sarà facile capire perchè la persona sorda sorda con l'apparecchio acustico capisce solo se "legge le labbra", così come sarà facile capire che non serve a nulla "alzare la voce" per farsi capire: sono i suoni che materialmente non arrivano al cervello, quindi aumentare il volume non produce alcun risultato apprezzabile. </i><br />
<br />
Signore e Signori, l'attore Giorgio Albertazzi, una delle più belle voci di teatro, leggerà per voi "L'Infinito", di Giacomo Leopardi.<br />
Buon ascolto!<br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=ydLCxckudKg">http://www.youtube.com/watch?v=ydLCxckudKg</a><br />
<br />
<br />MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-35375821824677449702012-05-22T03:56:00.000-07:002012-05-22T04:50:29.488-07:00Sordità: quello che (non) si sa.<br />
<div class="MsoNormal">
Per il dottor Fazio, conduttore del programma “Quello che (non) ho”</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Egregio dr. Fazio,</div>
<div class="MsoNormal">
le scrivo a proposito delle esibizioni dei “danzatori sordi”
del gruppo “Silent Beat” che partecipano alla trasmissione “Quello che (non) ho”
in onda su La7. Niente da eccepire sullo
spettacolo; quello che vorrei farle notare è che il messaggio che trapela
dall’esibizione dei ragazzi rischia di essere fuorviante e di dare una immagine
distorta di quel fenomeno chiamato “sordità” con il quale purtroppo molti di
noi –me compreso- si trovano a convivere. </div>
<div class="MsoNormal">
I ragazzi infatti mostrano una serie di cartelli in cui
accennano a una “lingua propria dei sordi” (la lingua dei gesti) e ai loro
sogni e desideri (“sogno un paese dove la gente ascolta con gli occhi”). </div>
<div class="MsoNormal">
Ebbene, sono circa quaranta anni -e anche più- che le
persone sorde, grazie alla logopedia e ai ritrovati della moderna tecnologia
(apparecchi acustici /orecchio bionico) sono in grado di parlare a voce
(utilizzando quindi la normale lingua “orale”) e, con alcune limitazioni,
riuscire ad ascoltare. Come cantava Lucio Dalla in una celebre canzone degli
anni ’70 “….i muti parleranno, i sordi
già lo fanno….” (L’anno che verrà, 1978)</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma dove è il problema? Il problema è che a questi risultati
(parlare, sentire e capire) la persona sorda arriva dopo tanto allenamento e
lavoro, che comincia da bambini e prosegue.…per tutta la vita! Al momento
attuale non esiste una "cura" per la sordità, bensì si cerca di non
rendere troppo pesanti quelle che sono le sue conseguenze principali ovvero la
mancanza di udito e la mancanza di lingua.</div>
<div class="MsoNormal">
E’ perfettamente possibile per una persona sorda arrivare a
buoni risultati di integrazione nella società di tutti, in quanto la sordità
non è una malattia che va ad influire sulle “capacità mentali”, ma solo
sull’apparato uditivo, quindi le capacità cognitive del soggetto sono
potenzialmente intatte: si tratta di saperle utilizzare e imparare ad utilizzarle. </div>
<div class="MsoNormal">
Al contrario, la sordità dà origine a “diversità” solo se
non si agisce tempestivamente con interventi mirati: e di tutto questo un
logopedista, un medico specialista, oppure anche una persona sorda, ne potrà
illustrare estesamente ogni aspetto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per carità, i ragazzi in trasmissione sono liberi di
esprimere i loro sentimenti: ma il fatto che gli spettatori si trovino durante
la trasmissione a dover leggere cartelli in cui viene fatto intendere che “la lingua
delle persone sorde è il gesto” (anziché la normale lingua orale) e proclamate frasi come “sogno un paese dove la gente
ascolta con gli occhi” può venir male interpretato perché si trascura
completamente tutta la potenzialità del soggetto nel riuscire ad arrivare ad un
buon livello di integrazione nella società. </div>
<div class="MsoNormal">
E in ultima analisi lo spettatore, magari ignaro delle
problematiche della sordità, ne potrà ricevere una immagine di “diversità”, e
non di “potenzialità”.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cordiali saluti,</div>
<div class="MsoNormal">
Andrea Pietrini</div>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-2414517699615369012012-05-16T06:24:00.000-07:002012-05-16T23:27:48.597-07:00Corsi e ricorsi storici<br />
Nel lontano 1992 a Firenze, Giuseppe Gitti, uno dei massimi esperti di sordità infantile in Italia, diede alle stampe un volume intitolato provocatoriamente "Sentire Segni". Fu l'inizio di molte polemiche con l'establishment dell'epoca, orientato in prevalenza verso una concezione della sordità 'culturale' e 'antropologica', nella quale la 'lingua dei segni' era tenuta in altissima considerazione sotto ogni aspetto. In questo libro si faceva piazza pulita di tante convenzioni e dicerie sulla sordità <a href="http://www.icare-cro.com/sentiresegni.html">(maggiori informazioni qui)</a> e tra le altre cose, veniva riferito che il numero dei bambini sordi in Italia ed Europa fosse assai inferiore a quello - molto elevato- ritenuto all'epoca, essenzialmente per motivi politici e clientelari. Giuseppe Gitti, sulla base dei propri calcoli e sulla propria lunga esperienza, affermava che i bambini 'realmente sordi', ovvero sordi profondi alla nascita da ambedue le orecchie, fosse intorno a 0.04 per cento. Lo riscrivo: zero-virgola-zero-quattro per cento. Il che equivale a dire: quattro bambini sordi ogni diecimila nati, suppergiù. E tutto questo in un'epoca in cui la parola 'screening uditivo' non si sapeva neanche cosa significasse, e le tecnologie erano ancora ...quelle di vent'anni fa. Come si fa a parlare di 'cultura sorda', si domandava G.Gitti all'epoca, se le persone realmente sorde -intese come sorde nel grado peggiore, che richiede immediato intervento-sono appena 4 o 5 su diecimila, sparpagliate su tutto il territorio, e nella maggioranza dei casi con genitori normoudenti?<br />
Ebbene, è proprio questa lontana affermazione di G.Gitti che mi è tornata in mente quando sono capitate sott'occhio le statistiche pubblicate dalle ASL del territorio di Parma, in Emilia Romagna, relative allo screening universale neonatale, che trascrivo in maniera semplificata qui in basso.<br />
<br />
-----------------------------------------------<br />
<strong>Screening uditivo neonatale universale: i dati.</strong><br />
<strong>(da gennaio 2010 ad aprile 2012)</strong><br />
<br />
All’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma il programma di screening uditivo è stato attivato dal 1 gennaio 2010. Fino al 30 aprile 2012 (28 mesi) sono stati sottoposti al test audiologico 5908 bambini e sono stati identificati 19 pazienti da deficit uditivo, di tutte le entità <strong>(0,32 % del totale).</strong><br />
<strong> </strong>Negli altri punti nascita del territorio tra i 2324 neonati che hanno eseguito il programma di screening sono invece stati identificati 2 bambini con deficit uditivo, considerate tutte le entità. (<strong>0.08 % del totale)</strong><br />
Complessivamente quindi dei 8232 bambini sottoposti a test audiologico 21 sono stati presi in cura dall’ambulatorio dedicato alla sordità infantile dell’Ospedale Maggiore (<strong>sono quindi risultati</strong> <strong>sordi di una</strong> <strong>qualche entità il 0,25 % circa dei bambini nati</strong>). <br />
Per 4 di questi pazienti, essendo il deficit uditivo bilaterale di grado profondo (<strong>0.05 % circa</strong>), è stato avviato il programma di selezione per un impianto cocleare (un dispositivo elettronico che viene impiantato chirurgicamente nell’orecchio e che ha rivoluzionato il trattamento della sordità profonda). Per 12 bambini con deficit uditivo bilaterale di entità medio-grave (<strong>0.14 %)</strong> sono stati protesizzati e avviati al programma di riabilitazione; mentre i restanti 5 pazienti (<strong>0.06 %</strong>), affetti da ipoacusia monolaterale, vengono monitorati presso l’ambulatorio della sordità infantile.<br />
-----------------------------------------------------------<br />
<br />
Come si può vedere sono davvero pochi i bambini sordi: questo non significa che debbano venir trascurati, assolutamente, bensì che, se in circa due anni e mezzo sono nati quattro - diconsi quattro- bambini sordi profondi su circa ottomila in totale, che senso ha impostare discorsi di sordità intesa come 'cultura'? Più saggio sarebbe impostare un trattamento adeguato per questi bambini, affinchè la sordità non abbia a causare i tanti problemi di cui tutti noi siamo a conoscenza.<br />
G.Gitti ci aveva visto giusto, tanti anni fa, e oggi con il progresso tecnologico e la facilità di diffusione delle informazioni è davvero possibile ottenere di più e di meglio. <br />
Ma ne abbamo voglia e volontà?<br />
<br />MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-86026462259755913482012-05-10T18:47:00.002-07:002012-05-10T18:53:26.223-07:00"Orecchio bionico": lo faccio, oppure no? (adulti)<br />
Andiamo a vedere le cifre: dopo cinque anni di orecchio bionico, il 90% delle persone si dice soddisfatta e contenta di averlo fatto. <br />
Il 90% è una percentuale <em>enorme.</em> E ciò vi fa capire due cose: la prima è quanto sia alta la percentuale di soddisfazione, la seconda è -presumibilmente- che per molte persone ci vuole un certo tempo per avere risultati.<br />
<br />
E voi, avete davvero bisogno di<em> 'farvi l’orecchio bionico'?</em> Lasciamo perdere le percentuali, parliamo del vostro caso <em>personale</em>.<br />
<div class="MsoNormal">
Diciamo la verità, non esiste una necessità assoluta di doverlo fare.<br />
Potete benissimo non farlo, rimanere così come siete, e vivere ugualmente. Esattamente come si può mettere l’apparecchio acustico, oppure non metterlo affatto. Fare l'operazione laser agli occhi per correggere la miopia, oppure continuare a portare gli occhiali. <br />
Non è questione di vita o di morte.<br />
Il problema è piuttosto un altro: nella situazione in cui trovate, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dovreste</i> fare l’orecchio bionico? Vi servirebbe davvero? <br />
Facciamo la domanda che non avete il coraggio di fare: <em>vi migliorerebbe l'esistenza</em>? </div>
<div class="MsoNormal">
La risposta è molto <i>soggettiva</i>, varia da persona a persona, tuttavia cerchiamo di ragionarci sopra soppesando i casi possibili.</div>
<div class="MsoNormal">
La prima cosa importante da sapere è che, se siete adulti (per i bambini è diverso), la decisione ultima spetta a voi e a nessun altro. In passato, a partire dalla metà degli anni Novanta, ci fu quasi una “caccia alla persona sorda” per convincerla a farsi l’orecchio bionico, un fenomeno che ebbe anche risvolti sgradevoli. Parecchi anni sono passati da allora, e oggi si può ragionare in maniera più pacata.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Se siete sordi, adulti, e portate l’apparecchio acustico, fate questa semplice prova, lasciando stare tracciati e curve audiometriche, potenziali evocati, emissioni, impedenzometrie, analisi cliniche e quant’altro.<br />
Accendete la radio e ascoltate il giornale radio, oppure accendete la TV e guardate il telegiornale. <br />
Possono verificarsi tre casi:</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-indent: -18pt;">
1-<span style="font-family: "Times New Roman";"> </span>Sento i suoni, e capisco anche il significato delle parole.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-indent: -18pt;">
2-<span style="font-family: "Times New Roman";"> </span>Sento, ma non capisco.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-indent: -18pt;">
3-<span style="font-family: "Times New Roman";"> </span>Non sento niente, e tantomeno capisco. </div>
<div class="MsoNormal">
Nel primo caso, state a posto così: siete sordi, ma l’apparecchio acustico vi dà un buon recupero: lasciate stare l’orecchio bionico, è probabile che non ne abbiate bisogno, e in ogni caso non vi darebbe poi tanto beneficio, dal momento che la sordità sembra essere un problema correggibile.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il terzo caso è quello peggiore, ma per certi aspetti è quello più semplice, che dà adito a meno dubbi: è chiaro che l’apparecchio acustico non vi è di nessuna utilità. A queste persone fortemente consiglio l’orecchio bionico, senza stare troppo a pensarci. O meglio, pensateci un attimo: non avete nulla da perdere. La situazione di certo non potrà essere peggiore di questa, dal momento che avete già "<i>toccato il fondo</i>".<br />
Chiaramente, questa è una opzione da seguire se ci tenete ai suoni, se pensate che l'udito sia una cosa importante nella vostra vita. Esistono infatti anche persone- ne ho conosciuta qualcuna- che vanno in giro ripetendo alla nausea che preferiscono rimanere sorde piuttosto che farsi mettere le mani addosso dai medici, e andare sotto i ferri.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il caso di mezzo -sento, ma non capisco- è quello più delicato, e che potremmo definire “né carne né pesce”: l’orecchio bionico si può fare, ma si può anche non fare. Non ci sento, ma con la sordità ci convivo. Forse fate parte di quelle persone che dicono <em>“grazie, sto bene così</em>”? Non c’è nulla di male in questo: non sentite la necessità di fare l’orecchio bionico, avete tante altre cose a cui pensare, avete una vita ricca piena e interessante, e in fondo <em>“…a me dell’orecchio bionico non me ne frega niente”</em>. In questo caso<em> lasciate perdere</em>. Il 'sentire di più' non è per voi una necessità assoluta.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
Ma la maggior parte delle persone del gruppo di mezzo dice: "<em>sono indeciso se farlo o no</em>". </div>
<div class="MsoNormal">
A volte vorrei, ma poi ho paura. Sono troppo pigro per farlo. Vorrei farlo, ma rimando sempre. Dico di volerlo fare, poi sono contento se c'è un contrattempo che me lo impedisce.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Personalmente, mi sento molto in imbarazzo quando un adulto sordo mi chiede: che devo fare? Lo faccio o no? La mia risposta tende invariabilmente ad essere: ne senti la necessità o no? Sei soddisfatto di come sei adesso, della tua situazione attuale?<br />
Attenzione però a non confondere '<i>insoddisfazione esistenziale</i>' con '<i>mancanza di udito</i>'. Molte volte si tendono a confondere le due cose. Il ragionamento è il seguente: io sono molto insoddisfatto della mia esistenza, e la colpa è sicuramente della mia sordità. Il ragionamento può in qualche caso essere vero, ma è il più delle volte errato. Stiamo trasponendo sulla sordità una serie di problemi e motivazioni che in realtà non hanno a che vedere con essa. E il risultato sarà che anche dopo aver fatto l'orecchio bionico, prima o poi i problemi torneranno alla ribalta. Per cui tenete separati i vostri problemi personali da quelli inerenti la sordità: confonderli può dar luogo a fraintendimenti che potranno essere sgradevoli in seguito.<br />
<br />
Nella realtà dei fatti, poi, succede quasi sempre che la persona continui a tentennare, e alla fine ci si riconduce la terzo caso: si fa l'orecchio bionico quando la situazione precipita, quando le cose vanno così male da non lasciare alternative: o si rimane nel mondo del silenzio, o ci si gioca l'ultima carta dell'operazione.<br />
E poi, una volta fatta l'operazione...siete pronti per tutto quello che viene dopo? Sapete di dover lavorare sodo per tanto tempo, per avere buoni risultati?<br />
<br />
Per questo, alla fine, la risposta più valida da dare è: fai l'orecchio bionico se ne senti davvero la necessità, altrimenti, per il momento, lascia perdere.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-83142522961496995892012-05-07T02:54:00.000-07:002012-05-07T03:37:04.786-07:00SIMULAZIONE DI SORDITA' (Videoclip)ED ora qualcosa di completamente diverso: una simulazione di sordità in video, indirizzata prevalentemente a quelle persone che "ci sentono bene", e che per anni mi hanno domandato, incuriosite, "<i>...ma insomma cosa vuol dire essere sordi? La cecità si riesce ad immaginarla, basta chiudere gli occhi, ma la sordità come è fatta? Non basta tapparsi le orecchie con le mani, perchè i suoni si sentono ugualmente, magari un pò ovattati, ma si sentono"</i>. E' vero, la sordità è un handicap difficile da capire perchè viene a mancare quella che io definisco <i>"possibilità di immedesimazione".</i> Allora per questo ho realizzato questo video, per cercare di far capire, finalmente, <i>"cosa significa essere sordi"</i>. <br />
Questo video è per voi; sono sette minuti di "musica" (si fa per dire), nel quale viene trasmessa sempre la stessa canzone, ma ogni volta in una condizione diversa. In questo video potrete "<i>udire cosa si prova"</i> nel caso di <b>sordità totale</b>; poi nel caso di <b>sordità con apparecchio acustico</b>, e infine nel caso di <b>sordità "corretta" con impianto cocleare (orecchio bionico)</b>, e notare così le grandi- enormi- differenze nei vari casi e nei confronti dell' <i>udito normale.</i><br />
Ricordatevi di tener acceso l'audio, a volume non troppo alto nè troppo basso, e non stupitevi del fatto che forse non sentirete niente: è la cruda realtà dei fatti. Lasciate scorrere il video fino alla fine e poi vi sarete fatti una sommaria idea.<br />
Signore e signori, ecco a voi i Guns'n'Roses, canteranno per voi: "Sweet child o' mine".<br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=5V0kqPdA9yU">http://www.youtube.com/watch?v=5V0kqPdA9yU</a> <br />
Buon ascolto!MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-39929478836880949782012-05-02T01:03:00.001-07:002012-05-02T01:09:04.314-07:00INTERVISTA "Noi siamo stati i primi, tanti anni fa....".<div>
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<i>(Al giorno d’oggi, l’Orecchio Bionico, o impianto cocleare, è una metodica ritenuta ormai collaudata e affidabile, ma non è sempre stato così. Negli anni ’80 ci furono circa venticinque pazienti italiani che per primi si sottoposero a questa ‘novità’, senza sapere assolutamente niente di come sarebbe andata a finire. Questi magnifici pionieri andrebbero, dopo tanto tempo, almeno ricordati. A loro andrebbe indirizzato un sommesso ringraziamento: se oggi le metodiche si sono evolute e perfezionate, lo dobbiamo anche a loro.)</i><br />
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<u>Intervista a PAOLO DE LUCA (maggio 2012)</u><br />
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<b>Domanda</b>: <i>“Buongiorno Paolo, ci daresti qualche informazione su di te, per cominciare?” </i><b> </b><br />
<b>Risposta</b>: “Buongiorno a tutti voi! mi chiamo Paolo De Luca, vivo a Torino, sono nato nel 1953 e adesso, nel 2012, ho 59 anni. Sono diventato completamente sordo all’inizio degli anni ’80, quando avevo trent’anni, e nel 1987, dopo molte disavventure, sono stato tra i primi italiani a “fare l’orecchio bionico”. Lavoro al Comune di Torino e fra pochi mesi, finalmente, andrò in pensione.<br />
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D:<i> Ci puoi raccontare brevemente la tua storia? </i><br />
R: Certamente, anche se è una storia lunga e complessa. Fin da bambino soffrivo di otiti continue, crescendo si presentavano in modo più sporadico. Ricordo che già a diciotto anni, durante la visita di leva, il medico militare mi mise in guardia perché avevo forti otiti. Poi, finito il servizio militare, il fatto di essere andato a lavorare molto presto in fabbrica, in mezzo a rumori e frastuoni terribili, ha aggravato la situazione. Sono stato sottoposto a diversi interventi di timpanoplastica, intorno a venticinque-trenta anni, ma senza risolvere nulla.<br />
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D <i>E quindi cosa è successo?</i><br />
R Ed è successo che da trasmissiva la sordità ha interessato sempre più l’orecchio interno e dal momento che (ma questo non mi è stato mai spiegato bene e quindi è una mia ipotesi), sono stato sottoposto a una cura a base di penicillina ad altissime dosi per curare una infezione che non aveva relazione con le otiti, e la conseguenza è stata la totale perdita di udito ad ambedue le orecchie, nel 1984, quando avevo superato di poco i trent’anni.<br />
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D<i> Possiamo immaginare la tua condizione….</i><br />
R Ma oltre alla perdita di udito ho preso contatto con la sgradevole realtà di certi ambienti…. Solo per dirne una, quando la mia sordità totale divenne palese, il luminare che mi aveva in cura andò subito a cancellare il suo nome dalle cartelle cliniche, come a voler dire che lui non c’entrava niente con quello che era successo!<br />
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D <i>E siamo arrivati a metà degli anni 80, hai trentadue anni, e sei completamente sordo, da non sentire più nemmeno le cannonate, gli apparecchi acustici non servono a nulla… </i><br />
R Esatto. E nel marzo del 1985 mi capita sottomano una lettera di risposta del Professor Gregorio Babighian a un articolo de 'La Stampa' che parlava del “Primo orecchio artificiale” sperimentato con successo negli USA. Babighian ricorda nella lettera che già da 2 anni il gruppo ICI -Impianti Cocleari Italia- utilizza il sistema monopolare di House con successo e che lui è stato uno dei primi a fare questo intervento in Italia, all’ospedale Santa Chiara di Trento.<br />
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D <i>E quindi?</i><br />
R E quindi in questo articolo si dice che si può provare a recuperare l’udito con una tecnica sperimentale, appunto l’orecchio bionico, bisogna fare un’operazione chirurgica, ti devono aprire la testa, impiantare fili, elettrodi…..io ero all’ultima spiaggia. Che avevo da perdere? E così ho contattato il prof. Babighian, dopo pochi giorni. E devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso, non ho trovato nessuna improvvisazione, niente promesse mirabolanti, erano tutte persone molto serie e con i piedi per terra. Certo i protocolli non erano sofisticati come quelli di oggi, comunque c’era tanta serietà e buona volontà. A Trento c’era uno staff formidabile, oltre a Babighian, ricordo che c’era anche il giovane 'Millo' Beltrame, che poi sarebbe diventato il primario in quell’ospedale.<br />
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D <i>Tutto bene allora…</i><br />
R Mica tanto, perché sul finire del 1985 mi scontro con la sanità regionale che dovrebbe dare autorizzazione all’operazione da effettuarsi a Trento, nonché farsi carico delle spese, e cosa succede? Succede che il tipo che dovrebbe dare l’autorizzazione, che poi sarebbe un primario ospedaliero, si impunta, e rifiuta di dare il nullaosta, dicendo che è una spesa enorme, insensata, che l’orecchio bionico non serve a niente, eccetera. Ma lo sapevano tutti, che il vero motivo era l’invidia e la rivalità tra medici, la gelosia dei risultati professionali…lasciamo perdere che è meglio! Alla fine la Responsabile dell’Ufficio Protesi della mia ASL è andata dal primario in questione, gli ha spiegato per filo e per segno la faccenda, e alla fine lui si è convinto a rilasciare l’autorizzazione. Si trattava comunque di un finanziamento straordinario in quanto l’I.C. non era inserito nel Nomenclatore, fatto sta che l’intervento era previsto per il 1985, ed è andato a finire nel 1987 a causa della mancanza della firma e dei timbri burocratici!<br />
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D <i>Era molto costoso all’epoca l’orecchio bionico?</i><br />
R Guarda, ricordo che arrivò l’avviso dalla ASL di andare a ritirare il pacco inviato dalla 3M di Segrate (Milano) nel marzo 1987, era il modello 3M/House, monoelettrodo, e costava esattamente 11 milioni di lire di allora.<br />
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D<i> Andiamo avanti. </i><br />
R E così nel giugno 1987 mi ricovero all’ospedale di Trento per l’operazione, ma qui subito abbiamo uno stop. Il prof Babighian infatti trova che nell’orecchio destro, quello da operare, vi è infiammazione in atto, e rinuncia per il momento all’impianto. Passano pochi mesi e al secondo tentativo stavolta le cose vanno in porto. Me lo ricordo ancora: 1 settembre 1987, ospedale Santa Chiara di Trento.<br />
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D <i>E arriviamo al momento dell’accensione… </i><br />
R Il momento dell’accensione fu una cosa imbarazzante: io ero relativamente tranquillo, tutti gli altri davanti a me, medici, specialisti, infermieri erano più preoccupati di me. E quando sembrò che l’impianto cocleare non funzionasse…tragedia, fallimento! Poi qualcuno andò di là a prendere la scatola dei pezzi di ricambio e provò a sostituire i cavetti…Evviva! Riuscivo a sentire qualcosa! Si trattava, pare, di un cavo difettoso.<br />
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D <i>E per quanto riguarda la riabilitazione? </i><br />
R Bella domanda, allora le cose non erano così avanzate ed organizzate come adesso…ricordo che andavo avanti e indietro tra Torino e Trento, fino a quando il prof Babighian non si trasferì a Venezia portandosi dietro una parte dello staff. Da allora ho fatto in modo di rimanere sempre a Torino.<br />
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D <i>Ecco, questo penso che sia una domanda interessante: come ci si sentiva all’epoca, con l’impianto cocleare monoelettrodo?</i><br />
R Mettiamo subito in chiaro che per me, sordo totale, il tornare a sentire i suoni era già un gran traguardo e mi sentivo contento così. Comunque utilizzavo la lettura labiale, niente telefono né televisione né cinema, insomma, l’impianto cocleare mi serviva per sentire i suoni, ma per capire quello che diceva la gente mi dovevo aiutare con la lettura labiale.<br />
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D <i>Bene, e dal 1987 ad oggi? </i><br />
R. Ecco, con il passare degli anni l’impianto cocleare cominciò a perdere potenza, e circa dieci anni dopo tornai a non sentire più niente, quindi, nel 1997, chiamai il prof Babighian e decidemmo di fare un secondo impianto cocleare. Stavolta all’altro orecchio, quello sinistro –infatti ci tengo a specificare che il vecchio impianto 3M/House non è mai stato tolto, lo porto sempre dentro di me, anche se non lo utilizzo più- e facemmo un impianto di tipo Clarion, multielettrodo, prodotto da Advanced Bionics.<br />
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D <i>E stavolta andò tutto liscio, spero. </i><br />
R Si, l’intervento decisi di farlo a Torino, per evitarmi continui avanti e indietro, Stavolta non ci furono problemi burocratici, però ti racconto una cosa: quel primario che mi ostacolò così tanto facendomi perdere un sacco di tempo per la prima operazione qualche anno dopo stava sempre lì, e andava in giro a dire che l’impianto cocleare era una vera meraviglia e “grazie a lui” si era diffuso anche in Piemonte…non sai cosa gli avrei fatto! ,Comunque ad operare non era lui ma il Prof. Paolo Solero che aveva costituito il Centro Impianti Cocleari alle Molinette, ed era attivo dal 1991<br />
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D <i>E adesso, dopo tanti anni?</i><br />
R Senza autocompiacimento, penso che non mi sono perso e con l’aiuto di mia moglie, con la forza che mi dava la mia prima figlia allora decenne, ho combattuto per qualcosa che non mi sembrava straordinaria, coglievo il valore non solo individuale ma generale, non so come abbia trovato la forza di andare avanti, diciamo che esperienze di vita, idee e valori hanno reso possibile non fermarsi .Con il senno di poi si capisce quanto sia importante la vicinanza di altre persone, di un’associazione , e infatti nel 1998 insieme ad altre/i sordi si è costituita l'APIC -Associazione Portatori Impianto Cocleare, di cui ora sono il presidente.<br />
Quando assisto all’attivazione della parte esterna di persone che incontro nell’ambulatorio del Centro con il quale APIC collabora, mi commuovo e ripenso alla mia prima volta, non era così facilitato, il concetto di mappa era diverso, e la collaborazione attiva del paziente era diversa, l’applicazione informatica ha cambiato e reso possibile qualcosa di impensabile. Ma evitando di parlare sempre di me, vorrei ringraziare quelle persone che oggi si danno da fare, non solo mettono in guardia da ciarlatani e persone che a volte illudono , non seguono come si deve i pazienti , con il risultato di portare danni e non garantire la necessaria e dovuta assistenza .<br />
Poi, quando vedo persone che conversano al cellulare , che comprendono e rispondono a tono , ecco ,magari sono un po’ geloso , ma sono felicissimo …..e questo è quanto!<br />
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<i>(Grazie a Paolo de Luca, che dopo molti anni, ha deciso di raccontare la sua esperienza dei tempi pionieristici, rivangando indietro nel tempo, con un sorriso e tanta disponibilità)</i><br />
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<br />MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4571474878262712283.post-68331405990601598912012-04-22T14:03:00.005-07:002012-04-23T00:59:14.477-07:00VENT'ANNI DOPO.<p></p><br /><br /><br /><p>Aprile 1992-Aprile 2012 : sono passati venti anni esatti. E già allora, nel 1992, c'era già chi diceva: attenzione, l'impianto cocleare va fatto con cautela...</p><br /><br /><p>TUTTOSCIENZE (APRILE 1992)<br /><em>“Gli impianti cocleari: soluzione delicata che non va bene per tutti” </em></p><br /><br /><p><br /><em>CON una vena di sensazionalismo, stampa e televisione si sono recentemente occupate dell' impianto cocleare: un dispositivo che viene applicato chirurgicamente nell' orecchio interno del sordo totale per riabilitarlo. Secondo quei servizi giornalistici si tratterebbe di una novità quasi sconosciuta nel nostro Paese e che verrebbe da oggi, costi a parte, messa a disposizione dei non udenti. Questa informazione è inesatta. Già da dieci anni esiste una rigorosa e documentata esperienza italiana sull' impianto cocleare. Nel 1983, con il primo intervento per impianto cocleare eseguito dal professor Babighian a Trento, e poche settimane dopo con un secondo paziente operato dal professor Zini, venivano acquisite esperienze dirette in materia. Fino ad allora in Europa solo il francese Chourad e il viennese Burian avevano elaborato e applicato un loro tipo di impianto cocleare. In Italia inizialmente si era adottato un dispositivo monopolare (Impianto House/3M), allora il più diffuso negli Stati Uniti, che consentiva al paziente operato un buon reinserimento acustico nella vita sociale e lavorativa, permettendogli di udire suoni e rumori ambientali e anche, con l' ausilio della lettura labiale, parole e frasi. Dato non trascurabile, l' impianto House aveva superato i rigidi criteri di approvazione dell' Agenzia di controllo americana, la Food and Drug Administration. A Trento furono trattati con questo sistema nove soggetti adulti sordi totali postlinguali, frutto di una selezione particolarmente impegnativa tra una cinquantina di potenziali candidati. Dal 1983 è operante la fondazione del Gruppo Impianti Cocleari Italia, un gruppo pilota di specialisti, coinvestigatori della House Ear Institute di Los Angeles, che eseguì con successo negli Anni Ottanta circa venticinque interventi, acquistando una preziosa esperienza sul complesso procedimento riabilitativo. All' inizio degli Anni 90, la situazione italiana è ulteriormente progredita ponendosi su di un piano di parità con quanto si fa in altri Paesi sia europei sia extraeuropei. Il gruppo di equipes che lavorano sull' impianto cocleare si è allargato. Attualmente ai 25 pazienti con impianto 3M si sono così aggiunti altri 27 pazienti: 17 operati a Venezia, 7 a Bergamo, 2 a Varese e uno a Parma. E' prevista fra breve una fase di approccio, molto delicata, al bambino sordo. L' impianto di gran lunga più utilizzato è il Nucleus a 22 elettrodi, particolarmente sofisticato e affidabile, già approvato dalla Food and Drug Administration, ma sono stati applicati anche l' impianto a due canali Med El, l' impianto monocanale Mxm e l' impianto Ineraid. L ' elemento oggi forse di maggiore interesse è rappresentato dal fatto che l' impianto multipolare, come appunto il Nucleus, consente la comprensione della parola e di frasi non predeterminate senza l' ausilio della lettura labiale. Resta un problema l' alto costo dell ' impianto, che viene normalmente a gravare sulla struttura pubblica. Una precisa conoscenza dell' argomento da parte dei potenziali utilizzatori e dei loro familiari consente un più consapevole approccio all' impianto cocleare, contenendo al massimo le attese eccessive e non realistiche ed evitando anche il possibile conseguente discredito di un metodo obiettivamente e provatamente efficace. Per questo motivo l' impianto cocleare è una materia delicata che richiede una elevata tensione etica nel medico che lo prescrive e lo applica. E si pensi poi a quando, agli oltre duecento bambini sinora operati negli altri Paesi Europei, si aggiungeranno i bambini italiani.<br /><br /></em><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /></p>MarteauEnclumeEtrierhttp://www.blogger.com/profile/01519575228521675089noreply@blogger.com0