martedì

Quanto riuscite a "sentire"?






(un test pratico per "misurare la capacità" del vostro orecchio/ apparecchio acustico / impianto cocleare)

Siete sempre alla ricerca di un test o una prova che vi dia indicazione del "quanto riuscite a sentire", che sia riproducibile e possa servire come punto di riferimento per misurare i vostri progressi? 
Ecco qui una serie di test davvero splendidi.

Ci sono due tipi di test: 
1- la misura delle differenze in decibel ("ti faccio sentire due suoni: il secondo è più forte o più debole del primo, oppure sono due suoni identici?")
2- la misura delle differenze di frequenza ("ti faccio sentire due suoni: il secondo suono è più acuto o più grave del primo? oppure sono due suoni identici?")



Per ciascun test potete fare una prova preliminare per vedere come funzionerà il test, e infine sarete sottoposti a una prova di 10 tentativi al termine dei quali sarete giudicati.
Tenete conto che una persona "normale" riesce a sentire le differenze +/- 3 decibels, e la differenza di 20 cent di frequenza (ovvero 1/5 di semitono). E' ovvio che una persona con problemi di udito non sentirà come una persona normale, ed è indicativo sapere "fino a che punto riesce ad arrivare"
Potete usare sia le casse acustiche che le cuffie.

Ecco la procedura passo-passo :
(per il test dell'intensità in decibels)
inizialmente dovete scegliere la differenza di decibels tra i due suoni  che ascolterete (6 decibels, oppure 3, oppure 2, 1, 0.5, o anche meno...) facendo clic sull'intensità desiderata (vedi foto 1)


FOTO 1

Successivamente fate una prova di ascolto per vedere come funzionerà il test: facendo clic su ciascuno dei tre quadratini (vedi foto 2) sentirete i due suoni uno dopo l'altro: nel primo caso, il secondo suono diventa più forte; nel secondo caso il suono diventa più debole, nel terzo caso il suono rimane uguale.

FOTO 2

Adesso sitete pronti per fare il test: fate clic sui dieci quadratini, ascoltate, e date la vostra risposta: suono più forte, più debole oppure uguale? (foto 3). Volendo, potete riascoltare più volte e cambiare idea. 
Al termine premete "submit" e vedete il vostro risultato, espresso in decimi : 10/10 significa che avete azzeccato tutte le risposte giuste . Complimenti! 

Foto 3

Non demoralizzatevi se i primi test sono "tremendi" , piuttosto, usateli come punto di riferimento per i vostri miglioramenti successivi. 
quando sarete arrivati 10 risposte giuste per le differenze di 6 decibels, provate a passare all'esercizio più difficile: riuscire a sentire le differenze di soli 3 decibels.  

Il test dell'intensità (decibels) lo trovate QUI
Il test delle frequenze ( cents ) lo trovate QUI

Buon divertimento e ricordate: con l'esercizio ...si migliora!

lunedì

Sicuri di sentirci bene?



Siete sicuri di sentirci davvero bene? Fate questo semplice esperimento.
Sollevate la cornetta del telefono di casa, senza comporre alcun numero e accostatelo all'orecchio A. Con una mano, copritevi l'orecchio B. Adesso ascoltate attentamente il tu-tu-tu del segnale "libero".
Adesso, abbassate il telefono e risollevatelo, stavolta accostandolo la cornetta all'orecchio B e tenendo chiuso con la mano l'orecchio A.
Ascoltate attentamente il segnale di "libero".
Ora valutate sinceramente : avete sentito ESATTAMENTE lo stesso suono di tu-tu-tu da tutte e due le orecchie? Oppure vi sembravano suoni diversi, di cui uno più attenuato dell'altro, oppure più morbido, o più metallico, inesistente, ovattato, fastidioso?:
Sorpresa!
La maggior parte delle persone NON sente i suoni esattamente allo stesso modo da ambedue le orecchie. Ha l'impressione di sentirci meglio da una parte piuttosto che da un'altra. Le persone che "ci sentono uguale" sia da una parte che dall'altra sono una minoranza. In particolar modo quasi tutte le persone adulte hanno un udito più o meno "impaired". Mentre le persone giovani hanno buone possibilità di sentirci in maniera identica a destra e a sinistra, le persone adulte che arrivano a tanto sono rare.
E questo vi fa capire un pò di cose. 
Primo, come funzioni bene il meccanismo di compensazione. l'orecchio migliore "compensa" (entro certi limiti) il peggiore, e capita talvolta che la persona non sappia nemmeno di sentirci fortemente di meno da un orecchio piuttosto che dall'altro. Lo scopre solo facendo questo "giochino".
Secondo, vi fa capire quanto sia fragile l'udito, cosa che molte persone nemmeno sospettano. 
Terzo, vi mette in guardia. Se vi accorgete di sentirci in maniera notevolmente differente a destra o a sinistra, forse è il caso di cominciare a preoccuparsi. 
Perchè questo giochetto è spietato? Perchè, nella sua semplicità, vi impedisce di arrampicarvi sugli specchi e cercare scuse: o ci sentite ugualmente bene, oppure da un orecchio non ci sentite.

E infine, vi fa capire quanto l'udito sia un bene prezioso e da tenere a cuore.

(questo esperimento descritto è quello utilizzato dai professionisti -cantanti, musicisti- per avere sotto controllo in maniera semplice e immediata la propria "capacità" di sentire i suoni. L'esperimento è stato fatto casualmente durante una serata a casa di amici, e le persone che hanno riferito di sentirci ugualmente bene, a destra e a sinistra sono state due su sette.)

giovedì

Perchè le persone sorde non riescono a cantare?






Perché la maggior parte delle persone sorde non riescono a cantare, o almeno ad essere ben intonate?
La risposta classica è “perché non ci sentono” (e quindi non possono seguire il ritmo e la melodia). Niente da obiettare.

Ma la questione diventa più sottile: consideriamo le persone adulte che hanno fatto l’impianto cocleare dopo aver passato molti anni di sordità profonda, ovvero nel “mondo del silenzio” (espressione vaga ma che rende l’idea), ebbene, come mai la stragrande maggioranza di queste persone non riesce a cantare correttamente una canzone, dopo averla ascoltata? 
Almeno in teoria, con l’impianto cocleare, essi dovrebbero essere in grado di sentire la musica, le parole, il ritmo, e quindi saper cantare. 
E invece no. Provate a chiedere a queste persone sorde di cantare, e sentirete che sono assai stonate. E magari appena pochi minuti prima hanno dimostrato di saper seguire una conversazione al telefono, ascoltare un dibattito in TV, ascoltare il telegiornale alla radio.

Alcuni dicono: questi sordi adulti non sanno cantare -anche se apparentemente ci sentono- perché non si sono mai allenati a cantare. E probabilmente hanno ragione. Ma il discorso è assai più complesso.

Che cosa significa “saper cantare” per una persona sorda?
L’osservazione di queste persone sorde adulte -con impianto cocleare- presenta riscontri molto, molto interessanti, che possono aiutare a capire meglio il problema.




Fate questo semplicissimo esperimento: prendete alcune persone normoudenti, davanti a una tastiera di pianoforte, e fate loro ascoltare una nota musicale qualsiasi, fatta a voce. Consideriamo un caso semplicissimo, basta esclamare “AAAAAAA....” ad alta voce. Adesso chiedete a queste persone di “cercare la nota” sul pianoforte. Che cosa farà la maggioranza di queste persone normoudenti, che magari non ha troppa preparazione musicale specifica? Comincerà a schiacciare i tasti del pianoforte in sequenza uno dopo l’altro, e alla fine dopo vari tentativi, magari facendo ripetere il vocalizzo per avere certezza, dirà: “Ecco! la nota era questa”.  
Adesso prendete una persona sorda adulta con impianto cocleare, e con un lungo passato di sordità alle spalle, e fategli fare lo stesso esercizio.
Colpo di scena: nella stragrande maggioranza dei casi NON sarà capace di trovare la nota sulla tastiera del pianoforte. Eppure l’ha sentita! Come è possibile?

Per capire cosa è successo, facciamo un passo indietro. Quel suono appena ascoltato (“AAAAAA…”) era un insieme di tre elementi, che si presentano tutti e tre insieme.
1) L’intensità, ovvero il volume.
2) Il timbro, ovvero il “proprietario” della voce (per esempio, Mario è diverso da Maria) o del suono che esce fuori dallo strumento musicale (ovvero il suono “tipico del pianoforte”, che è diverso dal suono “tipico della tromba”).
3) E infine la frequenza o “altezza” (il suono è “più acuto” oppure “più grave”)

Ebbene, le persone normoudenti riescono a essere consapevoli di queste tre caratteristiche concomitanti.
Le persone sorde invece, ed è molto singolare, sembra che NON RIESCANO a “afferrarle” tutte e tre insieme. Ne afferrano una, magari due, ma non tutte e tre.

Una persona sorda con l’impianto cocleare riuscirà a dire se il suono ha un volume maggiore o minore di un altro; riuscirà anche a dire se una frequenza è più acuta o più grave;  riuscirà persino a dire “quella era una chitarra, mentre quell’altra era una tromba”.
Insomma, se consideriamo la singola caratteristica del suono (volume -timbro -frequenza), la persona sorda più o meno “se la cava”.

Quando si cerca di prendere le caratteristiche dei suoni a due per volta, il compito diventa più complicato.
Vogliamo provarci?
Dopo un po’ di pratica e di tentativi, la persona sorda forse arriverà a dire “quello era il suono di un pianoforte, ed era più tenue di quell’altro suono, che era prodotto da una tromba” (siamo riusciti ad azzeccare contemporaneamente due delle tre caratteristiche: esattamente l’intensità/volume e il timbro. Complimenti!)
Ma forse dirà anche: “Quei due suoni mi sembravano ambedue di pianoforte, ed erano il primo più acuto, mentre il secondo più grave” (abbiamo riconosciuto il timbro del pianoforte e la frequenza)
E forse ancora “quei due suoni erano probabilmente lo stesso tasto di pianoforte, ma il primo era più forte, e l’altro più debole (abbiamo riconosciuto timbro e intensità/volume ).



Ma è quando si cerca di riconoscere tutte e tre le caratteristiche del suono contemporaneamente, che il compito appare (quasi) impossibile.

“Se ti faccio sentire il SOL del pianoforte, mi sai dire quando il SOL del pianoforte è uguale al SOL della voce?”
La persona sorda a questo punto si guarda intorno smarrita.
Potrebbe dirvi se la voce umana è più forte o più debole del suono del pianoforte.
Potrebbe dirvi quale dei due suoni è la voce, e quale il pianoforte.
Potrebbe dirvi persino –in maniera molto grossolana- quale dei suoni sembrerebbe essere più acuto o più grave, tenuto conto che sono due “strumenti musicali” differenti.



Ma andare a riconoscere il SOL su voce e poi su strumento musicale, bè, quello sembra un compito al di là della proprie possibilità. Un compito del genere comporta il saper padroneggiare tutte e tre le caratteristiche del suono.
E la cosa è ancor più complicata dal fatto che nemmeno dopo aver ascoltato a ripetizione uno dei due suoni sembra possibile riconoscere l’altro. Dopo aver ascoltato il SOL del pianoforte, sembra impossibile “andare a ritrovarlo” con la propria voce. E viceversa.

In altre parole: sembra che la persona sorda senta il suono senza riuscire a slegarne i componenti tra di loro. Nel suo cervello, cioè, non appaiono contemporaneamente i concetti di “volume”, “timbro” e “frequenza”

Ecco spiegato il possibile motivo del perchè la persona sorda non riesce a cantare in maniera intonata: perché non riesce a padroneggiare (e a “tradurre”) perfettamente tutte e tre -e allo stesso tempo- le caratteristiche del suono.
Se la persona sorda ascolta una melodia di pianoforte, non riuscirà a riprodurla a voce in maniera corretta, dal momento non riesce a impadronirsi e a “tradurre” tutti e tre insieme gli elementi del suono (del pianoforte), negli equivalenti elementi “adattati” alla propria voce.

Non è un problema di "riconoscimento" dei singoli elementi: è un problema di riconoscimento di tutti e tre gli elementi insieme.



Ma è possibile riuscirci? Qui per fortuna arriva una lieta nota. Secondo i cantanti professionisti che ho interpellato, a meno di essere in presenza di un vero e proprio disturbo neurologico, la risposta è: sì, è possibile.
Bisogna tener infatti presente che, come recita un motto ben conosciuto nel mondo del canto, “l’orecchio è un muscolo”. E come tale, va allenato. Una persona sorda adulta infatti non ha mai veramente “sentito”. Ha una esperienza molto ridotta in fatto di “suoni”. E ancora più ridotta nel fatto di “prestare attenzione a quello che si ascolta”. 
E come se non bastasse, comincia ad “ascoltare” in età già adulta. Anche i bambini (normoudenti) cominciano da zero, ma cominciano ad ascoltare fin dal primo momento, l’adulto (sordo con impianto cocleare) comincia da zero ...quando ha già una certa età.

Quale è l’elemento che ci è di conforto? E’ questo: il fatto che la persona sorda adulta con impianto cocleare riesca ad avvertire -e ad essere consapevole- delle tre componenti del suono, qualora vengano prese singolarmente, e talvolta anche a gruppi di due.
E’ già di buon auspicio.

Il cervello di questa persona riesce a tener conto singolarmente di volume, timbro e frequenza, riesce persino talvolta a “tarare” due caratteristiche per volta, sulle tre in totale. Bisogna trovare un modo per riuscire a “prenderle” tutte e tre insieme.
E’ un discorso, se si vuole, affascinante.
A questo punto il problema diventa un altro. Saper mettere a punto un allenamento adeguato. E avere tanta buona volontà.

(vorrei ringraziare l’esperto di musica Roberto Baldassari per le lunghe discussioni sull’analisi dei suoni in musica; e le dottoresse Serena Crincoli e Teresa Pantusa per il lavoro e l'interesse in questa tematica)