Le sordità – Passato, Presente, Futuro.
Giuseppe Gitti, Omega Edizioni, anno 2018.
E’ sempre una impresa impegnativa recensire un volume di Giuseppe Gitti. Quando si parla di Gitti, infatti, si comincia inevitabilmente citando luoghi e ambienti a lui familiari che hanno costituito il suo humus culturale, Don Milani, la Scuola di Barbiana, i ragazzi, il motto “I Care”, eccetera…. Ma per una volta, si vorrebbe soprassedere a tutto ciò, e mettere in risalto un altro fatto: e cioè che Giuseppe Gitti ha cominciato ad accostarsi alle problematiche della sordità nel 1959, e quindi può vantare ormai 60 anni di esperienza “sul campo”. Sessanta anni è una cifra quasi irreale, un trait d’union tra due secoli, e non solo in senso letterale, quanto metaforico. Sessanta anni di esperienza in campo di sordità significa essere stati testimoni di tutto quanto accaduto, cominciando dai vecchi (e, diciamolo, per l’epoca “benemeriti”) Istituti per sordomuti, all’arrivo degli apparecchi acustici moderni, prima analogici e poi digitali, la progressiva chiusura delle scuole speciali, l’integrazione scolastica, la ri-scoperta della “lingua dei segni” (o “linguaggio mimico gestuale”: sarebbe ora di mettersi d’accordo finanche sulla terminologia), l’impianto cocleare, i Sordi e cultura Sorda (con la “S” maiuscola), l’integrazione in condizioni di parità, i successi e gli insuccessi, e -in ultima analisi- il grande caos che è derivato da tutte queste innovazioni e rivoluzioni tecnologiche, culturali, antropologiche, sociologiche….e purtroppo anche economiche e sovente contrassegnate da interessi di parte.
Apparentemente il volume è tutto questo: una sorta di “enciclopedia ragionata” della sordità suddivisa in capitoli (tipi di sordità, modelli linguistici, abilitazione, criticità, metodi, eccetera), ma osservando attentamente niente riassume meglio il contenuto del volume quanto l’immagine di copertina, la Torre di Babele, insieme al titolo del volume: “le Sordità”, declinato al plurale. Laddove “la sordità” è solitamente sempre declinata al singolare, Giuseppe Gitti non rinuncia alla sua verve polemica, e mette il dito nella piaga fin dal titolo, additando quello che è il vero problema della sordità attuale: la confusione e la poca chiarezza nella definizione, nella terminologia, nella riabilitazione, negli aspetti sociologici e legislativi. L’insieme di tutti questi aspetti contraddittori dà luogo infatti a una “Babele”, ottima per alcuni, ma pessima per i diretti interessati, cioè le persone sorde.
Ed è proprio questo il fulcro delle osservazioni di Gitti: “la sordità” (singolare) è una condizione per la quale è possibile fare molto, ma giocando su “le sordità” (plurale) si è fatto in modo che i problemi non venissero mai realmente affrontati né risolti. Molti attori in gioco, sembra dire Gitti, non hanno cercato di risolvere il “problema sordità”, bensì al contrario hanno cercato di sfruttare i diversi significati attribuibili al termine “sordità” (e le sue diverse connotazioni), per i più disparati motivi.
Il libro di Gitti può pertanto essere esaminato secondo due chiavi di lettura: il primo è un excursus completo della sordità e di tutte le novità che si sono succedute nel corso degli ultimi sessanta anni, fino alla situazione attuale (teorie cognitiviste, Gestalt, Embodied Cognition, Neocostruttivismo; protesi acustica analogica, digitale, impianto cocleare; metodi educativi, AVT, Logogenia, Approcci comportamentali, Prompt).
La seconda chiave di lettura, più sottile, ed evidenziabile dalla smisurata quantità di citazioni presenti, è invece tesa a sottolineare l’enorme confusione che si è creata sul palcoscenico della sordità a causa dei tanti attori che periodicamente si sono susseguiti per recitare la propria parte -in modalità autoreferenziale- ognuno senza tener conto dell’altro: con il risultato di una cacofonia concettuale, metodica, ed operativa, che ha come principale risultato, appunto…la torre di Babele delle sordità.
E il risultato di tutto ciò, inevitabilmente, va sempre a detrimento delle persone sorde. A questo punto, sembra volersi chiedere Gitti, siamo sicuri che tutti coloro che si occupano di sordità abbiano davvero a cuore davvero le persone sorde? La persona sorda viene davvero messa al primo posto? O non è forse che essa diviene un mero strumento per interessi altrui?
Dal momento che la perfezione non esiste, cosa si può rimproverare a questo volume? Probabilmente il fatto di essere indirizzato a un pubblico di lettori “esperti” del settore. Il testo è infatti complesso, pieno di citazioni (forse anche troppe, ma sono funzionali al messaggio sotteso) e viene data per scontata una certa conoscenza dei temi trattati. In ciò si discosta molto dai volumi precedenti dello stesso autore, più colloquiali e diretti.
Giuseppe Gitti ha ripetuto più volte che questa è la sua ultima opera, ma se il tono, lo spessore e la combattività del personaggio rimangono gli stessi, c’è da augurarsi che questo volume sia… il penultimo.