sabato

"sordo o Sordo"?


(Ho letto questo volume qualche tempo fa, ma ho preferito aspettare prima di parlarne, per valutare eventuali reazioni ....che non ci sono state. Ho deciso di scrivere quindi questa recensione, perchè questo è un libro che merita considerazione, e sarebbe davvero un peccato farlo passare inosservato. AP)



sordo o Sordo?


L’ultimo lavoro di Giuseppe Gitti (“sordo o Sordo?”, Franco Angeli editore, 2013) non segue più la cadenza del numero otto caratteristica dell’autore –otto anni di distanza tra un libro e l’altro- tuttavia può ritenersi probabilmente il volume che racchiude tutti i precedenti, al tempo stesso completandoli. Tanto i volumi precedenti erano schietti e alla mano, quanto quello attuale vuol essere preciso e  rigoroso. Uno dei rimproveri che venivano mossi ai volumi precedenti (e segnatamente i primi due) era la presunta mancanza di fondamento scientifico dei concetti esposti. Per anni si è ascoltata la litania che quanto espresso in quei volumi fosse solo la parziale visione dell’autore, senza supporto della comunità scientifica.
Ebbene, chi scrive questa recensione si è preso la briga di andare a contare i riferimenti bibliografici al termine del presente volume: ci sono circa 280-300 “references”, e penso che questo semplice dato possa far capire con quanta cura sia stata approntata la stesura di questo testo; e allo stesso tempo il background scientifico alle spalle.
Chi si aspettava un ennesimo libro sulla falsariga dei precedenti, ovvero “leggibile e scorrevole”, che tratta il lettore come un vecchio amico al quale spiegare la situazione in maniera colloquiale, probabilmente resterà un po’ deluso; ma chi invece vuol avere in mano un testo che parli scientificamente della sordità -ma da un punto di vista beninteso fuori dal coro- avrà di che ritenersi soddisfatto.
Ma quale è la differenza tra questo volume e i precedenti? Essenzialmente, il modo in cui è strutturato. Mentre i volumi precedenti (di cui è sempre caldamente consigliata la lettura) erano per l’appunto “colloquiali”, in quest’ultimo invece viene messo in primo piano la rigorosità e fonte di ogni affermazione: non vi è una sola pagina infatti dove non vengano fatti uno o più richiami bibliografici. Tutto viene messo “nero su bianco”, con riferimenti e richiami esatti.
Ovviamente, vi è spazio anche per gli aneddoti personali dell’autore; ma questi sono tenuti separati dall’esposizione propriamente scientifica, ponendo attenzione a evitare di mescolare il soggettivo con l’oggettivo.

Il libro è diviso in capitoli separati e in ognuno viene trattato un argomento specifico: apprendimento della lingua, protesi acustica, impianto cocleare, abilitazione, educazione, LIS come linguaggio o come lingua, bilinguismo, sordità e disabilità, eccetera.
Non si entrerà nel merito dei contenuti in quanto, per chi si interessa di sordità, il pensiero di Gitti dovrebbe essere noto: essendo a contatto con le persone sorde fin dalla fine degli anni ’50, ai tempi cioè degli antichi “Istituti per sordomuti”, e in seguito alle esperienze vissute, l’autore si è convinto a un “oralismo” al quale non è mai venuto meno.
Uno degli aspetti più interessanti della scrittura di Gitti, che raramente è stata posta in evidenza, è infatti proprio questa: il metodo induttivo insito in ogni ragionamento. Si procede cioè “dal particolare al generale”.
Gitti opera cioè al contrario di altri “esperti” che ragionano deduttivamente: si appellano cioè ad assiomi generali  (dimostrati?), per estrapolarne conclusioni … ancor più da dimostrare.

Quando Gitti dice di essere un convinto sostenitore della causa oralista, non lo fa per “partito preso” o per voler essere “bastian contrario” a priori. Lo fa perché, avendo fatto esperienza del contrario, essendo stato per anni a contatto con i “sordomuti”, all’interno degli “istituti”, ha potuto toccare con mano la situazione, e tutti i grandi problemi della sordità.
E, di riflesso, è riuscito a farsi una opinione precisa su quale fosse la soluzione migliore per le persone sorde (attenzione: la soluzione migliore “per le persone sorde”, non “per quelli che si occupano delle persone sorde”….)

Un altro aspetto degno di nota è il fatto del come ogni aspetto della sordità venga esplorato ed analizzato, in maniera neutrale e non partigiana, nonostante le posizione dell’autore siano chiare. Da questo punto di vista, si ritiene che sia proprio qui che il volume di Gitti mostri uno dei suoi punti di forza: non c’è partigianeria sfacciata, come in troppi altri scritti “scientifici” o presunti tali; al contrario, il tono si mantiene sempre assai pacato. 
La sensazione generale è che Gitti voglia dire al lettore: io ho delle idee precise a proposito di sordità -idee che ho sviluppato stando a contatto per decenni con le persone sorde- e vorrei spiegarti su quali motivi –scientifici, non “personali”- sono basate.
Ecco il ragionamento induttivo: dal particolare al generale. Partire dai piccoli elementi, per arrivare alla grande teoria d’insieme.

Dal momento che non possono esistere solo aspetti positivi, quale è il punto negativo di questo volume? Essenzialmente, è il fatto che esso viene pubblicato in un momento storico che non è esagerato definire terribile. L’interesse per le tematiche della disabilità è ai minimi termini, così come la partecipazione delle persone potenzialmente interessate. Mentre ancora pochi anni fa sembrava esserci almeno una parvenza di dibattito o interesse culturale, il momento odierno è caratterizzato da un sostanziale disinteresse. Non nei confronti della sordità, beninteso, bensì disinteresse e disimpegno generale in tutte le tematiche.
Sarebbe un vero peccato che questo volume non diventi un’occasione per dibattiti e discussioni.
 
Dello stesso autore:
“Sentire Segni” (1992)
“I sordi sentono” (2000)

“Sordità e apprendimento della lingua” (2008)