venerdì

Pronti per la battaglia (2 marzo 2010, ore 8.00)

Si aprono le porte dell'ascensore e mi ritrovo in una sorta di girone dantesco. E non dico per scherzare.
Moltissimi pazienti, tutti a letto, sistemati in fila più o meno ordinata, sospinti da infermieri, vestiti tutti con la medesima divisa blu elettrico. E' una sorta di fila di attesa, dal momento che ognuno proviene da reparti diversi e tutti devono essere instradati secondo una medesima procedura. Siamo tantissimi, uno dietro l'altro.
Mi sembra vagamente di essere alla fila del casello autostradale, con tutte le auto incolonnate. Accanto a me c'è una ragazza che guarda fisso verso il soffitto, porta un adesivo attaccato con scritto "senologia". C'è un senso di straniamento assoluto. Penso cosa diavolo stia facendo io qui, lontano da casa, alle prese con un mondo e una serie di procedure che non conosco e non ho mai visto prima. Gli unici che sembrano comportarsi in maniera normale sono gli infermieri e il resto del personale. Ogni tanto la fila scorre in avanti, ognuno di noi compie qualche metro e poi si ferma, in attesa del "casello". Mi accorgo di star continuando a cincischiare con le mani il fazzoletto di carta, anche se la paura ha quasi ceduto il posto alla curiosità: anzichè essere in apprensione, mi sento curioso di "vedere come va a finire".
Arriva il mio turno. Arrivo a una sorta di check-in, mi controllano le cartelle cliniche, che uno delle mie infermiere ha provveduto a portare con sè, poi mi fanno scendere e cambiare letto. Vengo sistemato in un letto un pò differente, con un incavo all'altezza della testa e un poggia testa che può essere regolato in differenti maniere. Ecco una prima sensazione. Freddo. Molto più freddo rispetto ai piani superiori, e non solo perchè sono praticamente nudo sotto la casacca verde da sala operatoria. Fa realmente freddo. Senza bisogno di dirlo, le infermiere mi coprono con la coperta pesante. Mi sorridono con fare materno, per nulla affettato, e gliene ne sono davvero grato. Sala operatoria numero nove. Sento che ormai ci siamo. Il letto compie una gimkana, destra, sinistra, destra, e si arriva al blocco operatorio. Ora fa davvero freddo.
Nelle sale operatorie, la temperatura è tenuta molto bassa per un motivo molto semplice: le basse temeprature impediscono la replicazione del batteri e altri organismi patogeni. Per questo quando si entra in sala operatoria si sente sempre una sesazione di gelo.
La mia sala operatoria è la numero nove. Ultima a sinistra, alla fine del lungo corridoio dove si affacciano tutte le sale. La sensazione di freddo è nettissima. Diciamo la verità, sembra che da qualche parte provengano folate di gelo. Vengo preso in consegna dal personale apposito. Le infermiere in divisa blu elettrico mi salutano, sempre sorridendo, e mi danno appuntamento "a dopo". Sorrido, augurandomi sia un saluto di buon auspicio.
I nuovi addetti aprono le porte della sala operatoria e mi ritrovo in una piccola stanzetta alla cui estremità vi è una colossale porta scorrevole in acciaio. Uno di loro mi saluta, è un giovane medico, ha quarantanni come me, anche se ne dimostra di meno, prova a sorridermi, a farmi qualche battuta. Rispondo a tono, e mi accorgo che immediatamente l'umore generale diventa più disteso, quasi amichevole.
Uno dei problemi maggiori che si riscontrano durante le operazioni in anestesia generale è il terrore che si impadronisce del paziente, che provoca le reazioni più inconsulte e una quantità di problemi enormi al personale operatorio. Avere un paziente in condizioni serene e rilassate facilita enormente il lavoro e il decorso post-operatorio.
Ovviamente queste cose le avevo apprese in precedenza. Esattamente come avevo letto in precedenza la cosa più importante che c'è da sapere a proposito di anestesia, oltre alla condizione di tranquillità. Una cosa che non ti dice nessuno, e quando te la dicono è già tardi.
Essere in condizioni di normopeso e non sovrappeso facilita molto tutto il processo di anestesia. E' pertanto consigliato, nei mesi precedenti all'operazione, mettersi a dieta e perdere più chili possibile. Più si è leggeri, meno problemi si avranno.
E anche della necessità di essere il più possibile tranquilli e rilassati, avevo letto prima di venire in ospedale. Il problema è, piuttosto, come diavolo si fa ad essere tranquilli e rilassati in un frangente del genere.....
L'anestesia generale è una sorta di "sospensione" della coscienza. Nel momento del risveglio, ci si sentirà esattamente come al momento di chiudere gli occhi. Pertanto, a una condizione terrorizzata si riscontrerà, al momento del risveglio, una pari condizione di paura e angoscia. Similmente, addormentarsi tranquilli e sereni darà luogo a un risveglio tranquillo e rilassato.
Sempre ridendo e scherzando ("Allora, sei pronto a farti un'altra bella dormita?") mi vengono applicato due aghi, uno nell'avambraccio, l'altro sul dorso della mano, ambedue provvisti di valvola. E' molto facile che le vene si rompano, quindi si procede per tentativi. Se non altro, non si sente pressochè dolore.
Sono combattuto da una parte dalla fifa dell'ignoto, dall'altra dalla curiosità. Per cui a un certo punto sbotto: "sentite ragazzi, vi assicuro che me ne sto buono e tranquillo se mi spiegate, passo passo, tutto quello che mi state facendo."
Sempre con un sorriso da parte di tutti gli astanti, la proposta viene accettata. La mia tranquillità in cambio della descrizione di tutto quello che accade.
L'ago con valvola nel braccio servirà per le sostanze che dovranno essere iniettate, una dopo l'altra, in momenti diversi, e precisamente pre-anestesia, anestesia, un farmaco per far scendere la pressione del sangue, e poi altri farmaci ("Dobbiamo farti scendere la massima a 80") cioè in altre parole il cuore deve pompare pochissimo sangue, perchè così quando mi apriranno la zucca uscirà pochissimo sangue. Ragionamento che non fa un grinza.
E l'ago nella mano a che serve? Eh, quello serve per le emergenze, se qualcosa dovesse andare storto, abbiamo un punto nel quale possiamo immediatamente inserire le sostanze che potranno servire. Evviva.
Dopodichè vengo finalmente a conoscenza del perchè mi hanno fatto spogliare: perchè l'intero corpo viene rivestito di elettrodi adesivi. Un enorme elettrodo-cerotto viene applicato sulla coscia, altri sul torace, per l'elettrocardiogramma, altri ancora sulla braccia, e financo sulle dita. ("Tutte queste cose verranno poi collegate alla macchina per l'anestesia, ci sarà una persona che si dedicherà interamente a monitorare le tue condizioni sulla macchina, senza perderti di vista un attimo") Attimo dopo attimo, vengo a conoscenza di un mondo, di una serie di cose che non conoscevo, che sono allo stesso tempo terrorizzanti e affascinanti.
Ok, possiamo andare. Dentro, ti diremo le ultime cose, adesso è ora di entrare.
Sentite, ma mi potete dire cose devo fare io, di preciso? Beh, te lo abbiamo già detto, devi farti una bella dormita!
Un'ultima grazia al condannato a morte, cavalieri: mi sapreste dire che ore sono?
Ma certo, sono le 8.25.

Con gesto teatrale la porta d'acciaio a scorrimento si spalanca, e un'onda gelida mi investe.

Sempre dentro il letto, varco l'ingresso trattenendo il fiato, e finisco in un ambiente luminosissimo.

Alle armi signori! "Qui si vedrà vostra nobilitate".

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