Se sei "diverso", ti accorgi della tua diversità solo quando ti scontri con essa.
Se non hai mai avuto modo di scontrarti veramente con il tuo problema, non ti senti "diverso".
In prima elementare, correva l'anno 1975, la maestra portò tutti noi bambini in un'altra classe, al pian terreno della scuola, dove era già presente altre classi, con relative maestre: I bambini erano seduti ai banchi, appoggiati in piedi alle pareti, sistemati un po' ovunque. Noi ci sistemammo in piedi vicino a una parete, e a quel punto la classe era strapiena di bambini. Al centro della stanza, poggiato su un banco, troneggiava uno di quei colossali registratori a nastro di tanti anni fa.
Insomma, si trattava di una lezione di canto. Credo sia stata la prima e l'ultima, perchè poi non ne facemmo più. Una maestra fece partire il registratore, e dall'altoparlante cominciarono a uscire le note di una canzone. Poi la fece ascoltare una seconda volta, chiedendo a tutti noi bambini di cantare in coro.
Andai subito in crisi: come facevano tutti quanti a essere così bravi? Cantavano, i miei compagni, chi più chi meno, ma cantavano tutti. Io a malapena sentivo le note che uscivano dall'altoparlante, qualche sprazzo di voce umana. Presto cominciai a fare versi con la bocca per fingere di cantare, per essere uguale agli altri, ma mi sembrai patetico, e smisi quasi subito.
Mi rimase impresso in maniera indelebile quell'episodio, ed è singolare che a distanza di tanti anni rimanga ancor così vivido nella mia mente.
In realtà, in quel momento, sperimentai davvero per la prima volta che ero diverso dagli altri. Gli altri avevano qualcosa in più, che io non avevo.
E non si trattava della capacità di cantare o avere una bella voce.
Gli altri sentivano, io no.
(Quella canzone: si chiamava La tartaruga, il cantante era Bruno Lauzi. Era una canzone per bambini molto in voga in quel periodo, non l'ho mai voluta più risentire davvero. Oggi, chissà.)
venerdì
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