Per il dottor Fazio, conduttore del programma “Quello che (non) ho”
Egregio dr. Fazio,
le scrivo a proposito delle esibizioni dei “danzatori sordi”
del gruppo “Silent Beat” che partecipano alla trasmissione “Quello che (non) ho”
in onda su La7. Niente da eccepire sullo
spettacolo; quello che vorrei farle notare è che il messaggio che trapela
dall’esibizione dei ragazzi rischia di essere fuorviante e di dare una immagine
distorta di quel fenomeno chiamato “sordità” con il quale purtroppo molti di
noi –me compreso- si trovano a convivere.
I ragazzi infatti mostrano una serie di cartelli in cui
accennano a una “lingua propria dei sordi” (la lingua dei gesti) e ai loro
sogni e desideri (“sogno un paese dove la gente ascolta con gli occhi”).
Ebbene, sono circa quaranta anni -e anche più- che le
persone sorde, grazie alla logopedia e ai ritrovati della moderna tecnologia
(apparecchi acustici /orecchio bionico) sono in grado di parlare a voce
(utilizzando quindi la normale lingua “orale”) e, con alcune limitazioni,
riuscire ad ascoltare. Come cantava Lucio Dalla in una celebre canzone degli
anni ’70 “….i muti parleranno, i sordi
già lo fanno….” (L’anno che verrà, 1978)
Ma dove è il problema? Il problema è che a questi risultati
(parlare, sentire e capire) la persona sorda arriva dopo tanto allenamento e
lavoro, che comincia da bambini e prosegue.…per tutta la vita! Al momento
attuale non esiste una "cura" per la sordità, bensì si cerca di non
rendere troppo pesanti quelle che sono le sue conseguenze principali ovvero la
mancanza di udito e la mancanza di lingua.
E’ perfettamente possibile per una persona sorda arrivare a
buoni risultati di integrazione nella società di tutti, in quanto la sordità
non è una malattia che va ad influire sulle “capacità mentali”, ma solo
sull’apparato uditivo, quindi le capacità cognitive del soggetto sono
potenzialmente intatte: si tratta di saperle utilizzare e imparare ad utilizzarle.
Al contrario, la sordità dà origine a “diversità” solo se
non si agisce tempestivamente con interventi mirati: e di tutto questo un
logopedista, un medico specialista, oppure anche una persona sorda, ne potrà
illustrare estesamente ogni aspetto.
Per carità, i ragazzi in trasmissione sono liberi di
esprimere i loro sentimenti: ma il fatto che gli spettatori si trovino durante
la trasmissione a dover leggere cartelli in cui viene fatto intendere che “la lingua
delle persone sorde è il gesto” (anziché la normale lingua orale) e proclamate frasi come “sogno un paese dove la gente
ascolta con gli occhi” può venir male interpretato perché si trascura
completamente tutta la potenzialità del soggetto nel riuscire ad arrivare ad un
buon livello di integrazione nella società.
E in ultima analisi lo spettatore, magari ignaro delle
problematiche della sordità, ne potrà ricevere una immagine di “diversità”, e
non di “potenzialità”.
Cordiali saluti,
Andrea Pietrini
Grandioso!!
RispondiEliminaBravo Andrea.
Davide di Monza
Grande Andrea!
RispondiEliminaClaudia
Concordo!!!!!
RispondiEliminaGrazie, ho provato anche io a scrivergli, ma tu hai rso senz'altromeglio!!
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