"Io penso che gli handicappati non devono stare tanto a pensare a studiare, a darsi da fare, a sbattersi, perchè comunque c'è la pensione di invalidità, c'è il colocamento obbligatorio, ci sono tante facilitazioni e piccoli previlegi che alla fine rendono la vita dell'handicappato abbastanza comoda"
Non potrei essere più in disaccordo.
Questa qui sopra è la forma mentis di tanta, troppa gente, anzi diciamolo pure, è la maniera di ragionare di troppe persone.
Ammesso e non concesso che questo sistema di facilitazioni garantite (la pensione, il lavoro) venga garantito anche in futuro (ma c'è qualcuno che crede davvero che in caso di grande crisi economica le fasce deboli non siano le prime ad andare a gambe all'aria?), quello che non condivido è l'assetto mentale in generale.
Beninteso non ho nulla contro pensioni e collocamento obbligatorio in sè, quanto contro tutto il ragionamento che si cela dietro.
E cioè che tanto c'è qualcun altro che pensa alle proprie necessità, che tanto una soluzione si trova, che tutto mi è dovuto, che non bisogna darsi tanto da fare (tanto c'è qualcuno che deve pensare a me).
Ma in tal caso, noi cosa siamo venuti nel mondo a fare? Quale è il nostro compito? Cosa siamo capaci di fare, di cambiare, di migliorare, se ci arrendiamo a una filosofia di vita così mesta e di orizzonti così ristretti ("basta che c'è la pensione") ?
Nossignori, io non la penso così, la pensione potrà esserci, a titolo risarcitorio del danno, ma noi dobbiamo darci da fare, dobbiamo combinare qualcosa di buono nella nostra vita.
Tutti noi abbiamo dei talenti da far fruttare, non farlo è il crimine peggiore che si possa compiere, al mondo, come a noi stessi.
sabato
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