Parlo con i miei amici più cari -molti di questi persone lontane, oppure che mi son trovato a frequentare assai meno di quanto facessi una volta- e scopro un grande entusiasmo.
Il fatto di avere un conoscente che andrà a mettersi un computer dentro la testa è elettrizzante, a dir poco.
Vogliono sapere i dettagli, il dove, il come, il perchè. E sopratutto il come sarà "dopo". Vorrei saperlo anche io, detto per inciso.
E poi, se ci saranno conseguenze, se mi robotizzerò piano piano, se mi trasfomerò in una sorta di cyborg come nei film, se il computer prenderà possesso di me stesso....
Guardo queste persone con grande affetto: al di là di tutto, è chiaro il loro "fare il tifo" per me, il prendersi a cuore per la mia sorte, il parteggiare per la mia causa.
Guardo tutto questo entusiasmo e penso che mi farei contagiare anche io, se fossi nei loro panni. Poi penso che sono io l'oggetto dell'esperimento, la cavia, e l'entusiasmo lascia il passo alla proccupazione.
Non sanno niente di cosa veramente si prova a non udire, non sanno niente di cosa dovrò passare dopo (forse non lo so nemmeno io).
Ma, ugualmente, Dio vi benedica per la vostra presenza, amici miei.
lunedì
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