sabato

A C U F E N I (19 gennaio 2010)

Se non avete mai sentito questa parola, non sapete quanto siete fortunati.
Sarei quasi tentato di non parlarvene nemmeno, per non rovinarvi la giornata.
L'acufene è il suono, immaginario, che viene percepito quando ci si trova, solitamente, in una situazione di calo di udito.
Tutti hanno fatto esperienza di acufene: è quel ronzio che vi prende all'uscita della discoteca, oppure l'effetto "rintronato" al termine di un evento rumoroso come un concerto io simile. Avete l'impressione di continuare a sentire il suone immaginario per un certo periodo di tempo, poi scompare, e torna la normalità.
Quando una persona ha problemi di udito , è probabile che quel suono immaginario NON scompaia.
Bensì si trasforma in una trappola infernale che rischia di avvelenare l'esistenza: un rombo di motore, cinguettio di uccellini, sibilo acutissimo, qualsiasi cosa, che continuamente, senza sosta, vi attraversa il cervello giorno e notte.
Detto in parole povere, l'acufene è una sorta di cortocircuito delle cellule uditive quando sono sottoposte a stress. Se volete approfondire la ricerca sugli acufeni vi lascio a internet, troverete migliaia di pagine. La cosa che vi sorprenderà è che sugli acufeni si sa ancora molto poco, anche se non è certo una novità dell'ultim'ora. Martin Lutero nel 1400 pensava fosse "la voce del diavolo", Van Gogh nell'Ottocento fu talmente disperato che arrivò, si dice, a tagliarsi l'orecchio per far sparire il fastidiosissimo ronzio che non lo faceva più vivere.

Noi, più modestamente, ci troviamo a convivere con un fenomeno, del quale, con tutti i problemi che abbiamo, avremmo fatto volentieri a meno.

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