venerdì

Quel che resta (9 gennaio 2010)

Tocca affrontare la realtà in maniera spietata.
Come è la situazione? Mettiamo tutto nero su bianco.

Orecchio sinistro, non ci sento più, i suoni sono un groviglio inestricabile e senza più significato. Provo a sentire una canzone e non la distinguo dal fracasso del bus che passa in strada. Vado al negozio di apparecchi acustici, prendo in prova l'apparecchio più potente che c'è, e l'unico risultato è quello di aumentare il volume del groviglio di suoni (molte persone non riflettono sul fatto che la cosa importante è discriminare i suoni e il loro significato, piuttosto che il volume del suono. Se io capisco che quello è il suono del campanello e quell'altra è la radio, sto a metà dell'opera, il loro volume passa in secondo piano.)
Parlo con due-tre medici otorino (mai accontentarsi di un solo parere), dicono tutti prima o poi è fisiologico l'abbassamento dell'udito, io parto già da sordità -110 decibel (equivalente dell'essere più sordo di una campana), quindi il filo può spezzarsi in ogni momento.

Orecchio destro? Come prima. Senonchè anche l'orecchio destro è anche questo crollato a -110 decibel, giusto?
Tirando le somme sto tirando avanti con un solo orecchio che è già a pezzi di suo.

Capacità di capire i discorsi degli altri? quasi zero.
Capacità di farsi valere sul piano lavorativo? sotto zero.
Prospettive, progetti futuri della prorpia esistenza? Ragazzi, lasciamo perdere.

Qui non si rischia di spezzarsi un filo (metaforico), ma molto, molto di più.

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