mercoledì

Estraniamento (1 febbraio 2010)

Sensazione di estraniamento.

Intorno a me la vita procede, se guardo i telegiornali vedo che gli avvenimenti si succedono, se guardo la gente la vedo indaffarata, ognuno secondo le proprie incombenze, insomma il mondo va avanti come prima. Niente da eccepire.

Sono io a sentirmi estraniato. Tutto quello che mi è intorno passa in secondo piano, rispetto a quello che mi aspetta. Non so più nemmeno che immagine dò ai miei intelocutori, forse mi credono un poveraccio, uno che ha perso il lume della ragione, un depresso, uno che sta soffrendo moltissimo, un grande egoista (si, mi sono sentito dire anche questo) o che altro.
Non lo so e non me ne importa niente. Sento che è ora di rientrare nel guscio e prepararsi.
Come ho sempre fatto in questi momenti.
Come so che è la maniera migliore di fare, per me.
Ormai dopo quaranta anni credo di conoscermi, come sono fatto.

Dopo, quando (e soprattutto se) sarà tutto finito, si potrà ricominciare.

Gli amici capiranno questo mio modo di fare; chi non lo capisce, meglio così, significa che, in fondo, non era un amico.

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